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Regioni, 400 milioni per gli investimenti

Una apertura di credito da 400 mln condizionata per gli investimenti e lo sviluppo infrastrutturale fino al 2019. Una riduzione delle risorse per il trasporto pubblico locale (Tpl) ma con l’accelerazione dei pagamenti. Il fantasma dei fabbisogni standard e il rischio di una mancata intesa. E poi il capitolo sanità, a partire dalla morsa della fattura elettronica per monitorare con certezza l’andamento della spesa farmaceutica in ospedale, il vero buco nero dei conti delle pillole di Stato che anche quest’anno potrebbe registrare un rosso oltre 1,5 mld. Le regioni trovano un bicchiere non esattamente mezzo pieno sul piatto della manovrina di aggiustamento dei conti pubblici 2017 e di interventi previsti dal Governo per la finanza locale. Senza dimenticare le partite sul welfare, a cominciare dalle misure di sostegno sociale, che per i governatori, così come per i sindaci, sono determinanti. Col rebus della tenuta dei conti del Ssn che per le regioni resta la partita delle partite, la scommessa cruciale per i fragili bilanci locali, il cui effettivo andamento potrà essere verificato non prima della metà dell’anno.

Sviluppo infrastrutturale
Anzitutto il tentativo di rilanciare gli investimenti regionali in chiave di sviluppo infrastrutturale, ma anche di viabilità, difesa del suolo e dissesto idrogeologico, ma non solo. Sul piatto ci saranno 400 mln per le regioni “ordinarie”, che nel 2017 dovranno effettuare investimenti «nuovi e aggiuntivi» per 132,4 mln e che entro fine luglio dovranno adottare gli atti per l’impiego dei fondi e garantire la propria quota di impegni, secondo precise clausole di variazione dei bilanci di previsione 2017-19. La realizzazione degli investimenti andrà certificata entro marzo 2018, pena lo sforamento del pareggio di bilancio o il “rischio” di finire in avanzo. Quanto al Tpl, sono rideterminate le quote del relativo Fondo (4,78 mld nel 2017 e 4,93 mld dal 2018) con 70 mln in meno quest’anno e 100 in meno dal 2018 in poi. Aumentano però dal 60 all’80% le anticipazioni, anche con l’obiettivo di ridurre i tempi di pagamento della Pa ai fornitori.

Fabbisogni standard
C’è poi la tagliola dei fabbisogni standard e delle capacità fiscali standard. Che dal 2018 potranno scattare in caso di mancata intesa sui tagli per il concorso alla riduzione della spesa pubblica. Ma senza i quali si procederà tenendo conto per ciascuna regione della popolazione residente e del Pil, ipotesi assai poco gradita soprattutto alla Lombardia.

Sanità
Capitolo a sé fa la spesa farmaceutica «diretta» e ospedaliera delle strutture Ssn. Oltre che penalizzata da risorse sempre insufficienti e da scarsi controlli, questa spesa è da sempre scarsamente monitorata nel suo effettivo ammontare dalle Regioni prima, ma anche dall’Aifa. Tanto che gli sfondamenti di questi anni sono stati contestati dalle imprese col risultato che il pay back stimato in 1,5 mld dal 2013 al 2015 dovrebbe ridursi a circa 900 mln. Il decreto prevede ora che dalla spesa del 2016 l’Aifa potrà avvalersi per il monitoraggio dei consumi dei dati della fattura elettronica, sulle quali dal 2017 sarà riportato anche il codice di autorizzazione al commercio del farmaco e il quantitativo del singolo prodotto pagato dalla asl o dall’ospedale. Sperando che i conti tornino.

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