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Agenzie fiscali, la riforma accelera

Autonomia finanziaria, nella gestione del personale e nell’organizzazione interna. Revisione del sistema delle convenzioni con il Mef nell’ottica di definire pochi obiettivi di carattere strategico puntando sull’adempimento spontaneo e migliorando il coordinamento e la supervisione di Via XX Settembre. Il Parlamento spinge per la riforma delle agenzie fiscali e lo fa con una doppia iniziativa. A Montecitorio il presidente della commissione Finanze, Maurizio Bernardo (Ap), ha depositato ufficialmente ieri una proposta di legge (atto Camera 4484). Al Senato la commissione Finanze presieduta da Mauro Maria Marino (Pd) ha approvato - sempre ieri - la risoluzione proposta dalla relatrice Cecilia Guerra (Articolo 1-Mdp) sulla riorganizzazione delle agenzie fiscali dopo l’esame dei due rapporti presentati lo scorso anno da Fmi e Ocse.
Partiamo dalla proposta di legge Bernardo. Per garantire maggiore autonomia finanziaria e gestionale la riforma delle agenzie fiscali “torna” al passato e si innesta su uno dei decreti attuativi della legge Bassanini (il Dlgs 300/1999). In linea, quindi, con i rapporti delle autorità internazionali commissionati dal ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, l’autonomia finanziaria ad esempio dovrà consentire alle agenzie di non subire penalizzazioni da operazioni di spending review generalizzata e soprattutto in modo lineare. In sostanza, come prevede il nuovo articolo 70-bis che verrebbe introdotto nel Dlgs 300, i tagli di spesa decisi da Governo e Parlamento dovranno fissare «per le agenzie fiscali solo decurtazioni degli stanziamenti» assicurando alle stesse l’«autonoma determinazione» sulle «spese da ridurre all'interno del proprio bilancio di esercizio».

Livelli occupazionali
Il filo rosso dell’autonomia che attraversa tutta la proposta di legge guarda anche ai livelli occupazionali delle agenzie che - secondo la proposta Bernardo - vanno salvaguardati per garantire alla struttura la possibilità di reclutare, valutare e sviluppare le carriere di funzionari e dirigenti. In particolare, l’assunzione di funzionari passerà sempre attraverso il concorso pubblico o gli spostamenti da altre amministrazioni pubbliche. Il concorso sarà accompagnato da un periodo di tirocinio teorico pratico e soggetto a valutazione. Il reclutamento dei dirigenti passerà anch’esso da concorso per titoli ed esami ma resterà la possibilità di stipulare ccontratti a chiamata e a termine.
Sul versante più strettamente operativo, le “nuove” agenzie fiscali saranno chiamate a garantire «i servizi di assistenza, consulenza e controllo con l’obiettivo di facilitare gli adempimenti tributari». Non solo, nell’attività di accertamento dovranno ridurre l’«invasività dei controlli e dei connessi adempimenti secondo il principio del controllo amministrativo unico, sviluppando ulteriormente tecniche di analisi dei rischi».
Infine, l’incarico del direttore delle agenzie fiscali passa da tre a cinque anni, allineandosi così alla durata “naturale” della legislatura e mettendolo al riparo da possibili pressioni politiche così come chiedevano Ocse e Fmi.

Convenzioni tra Mef e agenzie
Intanto al Senato, come anticipato, la commissione Finanze ha dato il via libera alla risoluzione di Cecilia Guerra che, in linea con la proposta presentata a Montecitorio, punta a rivedere il sistema delle convenzioni tra Mef e agenzie abbandonando i microobiettivi e privilegiando l’operatività per obiettivi definiti ex ante. Per il presidente Mauro Maria Marino la risoluzione approvata è «un punto di partenza e non di arrivo, alla luce del percorso di cui la Commissione, per prima, si è fatta con continuità promotrice, sin dal 2015 ». Al di là delle proposte per il futuro, la risoluzione Guerra richiama l’attenzione sulla necessità di un «intervento urgente» sulla questione dei dirigenti decaduti per scongiurare «uno stallo nell’operatività delle Agenzie».

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