Amministratori

In Provincia torna in campo anche il voto diretto

Dopo la questione dei fondi, nelle Province torna in discussione anche l’elezione diretta di presidenti e consiglieri. A riportarla sul tavolo è il presidente della bicamerale sulle questioni regionali, deputato di Ap ed ex ministro della Funzione pubblica Giampiero D’Alia, spiegando che dopo la vittoria del «No» al referendum «nulla esclude il ritorno» al voto diretto dei cittadini per scegliersi gli amministratori provinciali.

La riflessione di D’Alia accompagna la relazione al Parlamento appena ultimata dalla commissione sulle «forme di raccordo tra lo Stato e le autonomie territoriali», in cui nel capitolo dedicato agli enti di area vasta si spiega in pratica che il re è nudo. La prima mossa, spiega la relazione, è «assicurare corrispondenza fra funzioni affidate e risorse assegnate», perché con i numeri di oggi è a rischio la sicurezza di strade e scuole ma anche la stessa tenuta costituzionale delle norme: la Consulta, infatti, in passato ha già cancellato leggi regionali, per esempio in Piemonte, che tagliavano troppo i fondi provinciali, e potrebbe tornare a farlo per le norme dello Stato finora salvate (sentenza 143/2016) «in considerazione della programmata soppressione delle Province» messa però in soffitta dal referendum. Nel limbo, spiega la bicamerale, continuano a esserci anche le Città metropolitane, che a tre anni dalla riforma Delrio «faticano a trasformarsi in enti di effettivo governo del territorio».

E infatti anche le Città metropolitane si sono unite alla mobilitazione che ieri ha radunato ancora una volta a Roma gli amministratori locali per chiedere più fondi. La distanza certificata dalla Sose che separa oggi le risorse a disposizione dai «fabbisogni standard» delle funzioni provinciali è di 650 milioni, ma il decreto enti locali nato per provare a risolvere il problema e poi confluito nella manovrina ne offre per ora 210 tra risorse aggiuntive e fondi Anas. Ora tutti gli occhi sono rivolti all’emendamento firmato da 33 deputati Pd per dare 1010 milioni in più quest’anno e 400 dal prossimo (si veda Il Sole 24 Ore di ieri). Ma è solo la prima mossa, in attesa del check-up complessivo della riforma Delrio chiesto anche dalla Bicamerale.

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