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Correttivo antimafia, Agenzia nazionale con i Prefetti sulla gestione delle imprese confiscate

di Paolo Canaparo

Il correttivo al Codice antimafia promulgato in questi giorni dal Presidente della Repubblica (e di prossima pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale) introduce una serie di misure finalizzate in particolare ad accelerare e migliorare la disciplina del sequestro e confisca antimafia, nonchè a favorire il rientro nel circuito della legalità delle aziende sottoposte a quelle misure cautelative.
Nonostante la sistematizzazione della normativa antimafia nel Codice (Dlga 159/2011) sia stato certamente un passo avanti importante - contribuendo alla organicità della materia e alla messa a punto di strumenti fondamentali soprattutto sul fronte della prevenzione del crimine mafioso - negli anni più recenti alcune debolezze della normativa hanno generato problemi che il provvedimento di riforma si propone di affrontare. Il provvedimento, così, interviene per migliorare la disciplina delle misure di prevenzione, soprattutto patrimoniali, e per accelerare e coordinare meglio l'azione nei confronti delle aziende sequestrate alla criminalità organizzata, per restituire alla collettività inserendole nel circuito economico legale, anche allo scopo di assistere i lavoratori nella riconquista del lavoro.

La salvaguardia delle aziende sequestrate
La situazione delle aziende sequestrate e confiscate alla criminalità organizzata riveste, d'altronde, un notevole interesse: sul piano economico pesa l'ingente valore dei patrimoni sottratti alla criminalità, che, se efficacemente amministrati, possono rappresentare un apprezzabile fattore di sviluppo delle aree sui cui insistono.
Le dimensioni del fenomeno sono infatti ragguardevoli: i dati disponibili indicano per i beni sottratti ai sodalizi criminali grandezze davvero significative sia in termini di aziende (1.708 unità) sia di beni immobili (11.238 unità). Ma ancor più significativi sono, forse, gli impatti sul piano sociale (basti pensare alla conservazione dei posti di lavoro), e, soprattutto, del contrasto alla criminalità.
Nel momento in cui, infatti, è riconosciuto un valore anche simbolico al riutilizzo dei beni, in funzione di ristoro rispetto ai danni sociali ed economici della criminalità, l'azienda «ben gestita» da parte dello Stato diviene l'emblema di un mercato sano, in grado di essere efficace ed efficiente pur sostenendo i costi della legalità. La rilevanza della questione si è accresciuta nella fase congiunturale. Lo stato di difficoltà in cui versano le imprese in conseguenza della crisi economica – in termini di riduzione dei flussi di cassa e di contrazione del proprio valore di mercato – le rende più vulnerabili alla penetrazione criminale e può costituire terreno fertile per l'espansione di fenomeni delittuosi.
In questo quadro si amplifica il rischio che le organizzazioni criminali di tipo mafioso si avvantaggino della propria liquidità finanziaria a fronte di una contrazione delle risorse economiche disponibili sul versante legale.

Le misure del correttivo
Con queste premesse il correttivo al Codice antimafia in corso di pubblicazione ha l’obiettivo di migliorare l'utilizzazione sociale dei beni confiscati, con l'obiettivo intermedio di salvaguardarne la produttività e, ove ne sussistano le condizioni, di incrementarla, con ciò promuovendo lo sviluppo economico e sociale dei territori. A tal fine sono previsti una serie di rilevanti interventi, tra cui:
• la creazione di un Fondo di garanzia per i beni sequestrati e, segnatamente, per le aziende sequestrate, con lo scopo di garantire sostanzialmente la continuità del credito bancario;
• un'ampia e dettagliata delega al Governo per l'adozione di forme di sostegno volte a consentire la ripresa delle aziende sequestrate, la loro continuità produttiva e le misure a tutela dei lavoratori;
• la delega al Governo per l'adozione di disposizioni per le imprese sequestrate e confiscate sottoposte ad amministrazione giudiziaria, favorendo l'emersione del lavoro irregolare, il contrasto dell'intermediazione illecita e dello sfruttamento del lavoro e consentendo l'accesso all'integrazione salariale e agli ammortizzatori sociali;
• l'estensione anche alla partecipazioni societarie della disciplina relativa alla gestione delle aziende;
• l'introduzione nel Codice antimafia del nuovo istituto del controllo giudiziario disposto dal tribunale nei casi in cui l'esercizio dell'impresa possa agevolare solo occasionalmente l'attività di persone sottoposte a misure di prevenzione antimafia; la misura è disposta se comunque sussistono circostanze di fatto da cui si possa desumere il pericolo concreto di infiltrazioni mafiose idonee a condizionare l'attività economica; il controllo giudiziario non determina lo spossessamento della gestione dell'attività di impresa dando luogo, per un periodo minimo di un anno e massimo di tre, ad un intervento meno invasivo, di «vigilanza prescrittiva» affidata a un commissario giudiziario nominato dal tribunale, con il compito di monitorare dall'interno dell'azienda l'adempimento delle prescrizioni dell'autorità giudiziaria;
• il maggior rigore nella disciplina dell'amministratore giudiziario, con una riscrittura dello status secondo regole di trasparenza e rotazione degli incarichi e garantendo la specificità dei profili professionali in relazione ai beni sequestrati. in particolare, si prevede una delega al Governo per disciplinare le incompatibilità dell'amministratore giudiziario e del curatore nelle procedure concorsuali;

Il potenziamento dell'Agenzia nazionale
Aspetti qualificanti di tale rinnovata azione di valorizzazione del patrimonio aziendale sequestrato sono la riorganizzazione e dal potenziamento dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata.
In particolare, è stabilito che l'Agenzia nazionale, per le attività di competenza, «si avvale» (discrezionalmente) delle prefetture. A un successivo decreto del ministro dell’Interno sono rimessi la definizione della composizione del nucleo di supporto alle attività connesse ai beni sequestrati e confiscati (nucleo la cui istituzione è già prevista dal Codice) e il relativo contingente di personale, in base a criteri flessibili che tengano conto del numero dei cespiti oggetto di sequestro e confisca antimafia sul territorio di riferimento; si prevede, poi, che i prefetti, in base alle linee guida adottate dal consiglio direttivo dell'Agenzia nazionale, individuino enti e associazioni che partecipano con propri rappresentanti all'attività del nucleo di supporto; l'utilizzo delle informazioni acquisite dall'Agenzia nazionale è volto a facilitare le collaborazioni tra amministratori giudiziari e coadiutori e a favorire sul territorio, soprattutto in relazione alle aziende, l'instaurazione e prosecuzione di rapporti commerciali tra imprese oggetto di sequestro e confisca.
L'Agenzia nazionale, infine, è chiamata a predisporre meccanismi di analisi aziendale per verificare la possibilità di proseguire l'attività imprenditoriale o avviare la liquidazione o la ristrutturazione del debito; stipula protocolli d'intesa, anche con associazioni di categoria per individuare professionalità necessarie alla ripresa dell'attività dell'azienda (anche avvalendosi dei nuclei territoriali di supporto istituiti presso le prefetture) e protocolli operativi nazionali con l'Abi per garantire la rinegoziazione dei rapporti bancari in corso con le aziende sequestrate e confiscate; si prevede, infine, una verifica continua e sistematica della conformità dell'utilizzo dei beni ai relativi provvedimenti di assegnazione e destinazione.

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