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Otto seggi si spostano dal Sud al Nord

Alle elezioni 2018 il centro-nord eleggerà 8-9 deputati in più; viceversa, il centro-sud ne cederà altrettanti. È l’effetto della nuova distribuzione territoriale dei residenti, quella fotografata dal censimento Istat del 2011. Che ha registrato un calo di popolazione nel Meridione ed un aumento al centro-nord.

La commissione tecnica

Finisce oggi il lavoro della commissione tecnica insediata presso la presidenza del consiglio con l’obiettivo di fare un lavoro preliminare sul ridisegno dei collegi dopo l’approvazione del rosatellum. Si tratta di una commissione presieduta dal presidente Istat e composta da dieci esperti. Sulla base di questo lavoro, il governo dovrà predisporre lo schema del decreto legislativo per ridisegnare i collegi che sarà poi trasmesso alle Camere per l’espressione dei pareri delle Commissioni parlamentari competenti per materia.

La redistribuzione dei seggi

La base di partenza indicata dalla delega per la rideterminazione dei collegi è il Mattarellum del 1993. Che però va adeguatamente rivisitato sulla base della nuova distribuzione della popolazione. È così che, rispetto a ventiquattro anni fa, bisogna fare i conti con un aumento di popolazione al centro-nord e una diminuzione al centro-sud. Alle indicazioni della commissione presieduta dal numero uno dell’Istat dovrà attenersi il governo cui adesso tocca la predisposizione di un apposito decreto legislativo. In particolare, la Siclia perderebbe 2 seggi, così come l’Umbria. La Basilicata dovrebbe rinunciare a 4-5 seggi. Al contrario, saranno Lombardia e Veneto a guadagnarci, eleggendo 3 deputati in più a testa, mentre all’Emilia Romagna ne toccherebbero due. Ma trasferire otto-nove seggi dal centro-sud al centro-nord significa giocoforza rivedere i confini dei collegi e delle circoscrizioni delle sei regioni interessate. Un lavoro assai “sensibile” dal punto di vista politico. Tanto più che la delega dà la possibilità al governo, nel ridefinire i collegi, di scostarsi dalla media della popolazione fino al 20% in eccesso o in difetto. Dunque criteri abbastanza laschi che, in base alle scelte sui singoli territori, determineranno effetti diversi. Ovvio quindi che gli appetiti politici si siano scatenati. E qualcuno parla di trattative in corso tra i plenipotenziari dei tre maggiori partiti che hanno approvato il rosatellum.

Il caso Lombardia

In Lombardia, con 3 seggi in più, si prefigura il passaggio dalle attuali due a tre circoscrizioni. In particolare, la circoscrizione Lombardia 2, che comprende il comune di Milano, verrebbe divisa in due circoscrizioni. Un ridisegno che sarebbe attentamente vigilato dai partiti. Nessuna variazione di rilievo invece sarebbe prevista al Senato, al massimo lo spostamento di un solo senatore.

La polemica politica

I sei deputati aggiuntivi al nord (Lombardia e Veneto) teoricamente potrebbero favorire la Lega, i due in più all’Emilia potrebbero giovare al Pd. Ma è il gioco del “ridisegno” dei collegi - l’aggiungere o togliere una città o un territorio - a fare la differenza per blindare un seggio oppure per renderlo più contendibile. Ed è su questo che si starebbero concentrando vere o presunte trattative tra Lega, Forza Italia e Pd. Trattative contro le quali si è scagliato il Movimento Cinque stelle, rimasto escluso dalla partita. «Dare solo 30 giorni di tempo per scrivere la delega, prevedere criteri molto elastici per il disegno dei collegi - dicono i pentastellati - non aiuta a lavorare in modo trasparente». Da qui anche una interrogazione al ministro Minniti che però ha risposto di non essere chiamato in causa in quanto «l’esercizio della delega non è affidato all’iniziativa del ministero dell’Interno, ma al governo nella sua collegialità». Intanto sembra che alla commissione Affari costituzionali della Camera il parere al decreto legislativo sui collegi sia già in calendario per il 20 novembre.

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