Amministratori

Ilva, il sindaco di Taranto contro i ministri

Governo ed enti locali ancora ai ferri corti per il decreto ambientale Ilva. Il braccio di ferro sull’asse Roma-Puglia dura da quasi tre mesi, da quando la Regione e il Comune di Taranto hanno annunciato la decisione di impugnare al Tar il decreto della Presidenza del consiglio dei ministri con il quale il Governo ha dato il via libera all’Aia per l’Ilva targata Am Investco Italy, la cordata che si è aggiudicata gli asset del gruppo in amministrazione straordinaria.
Lunedì il Mise e gli altri dicasteri competenti hanno respinto i contenuti della proposta di accordo di programma avanzata dagli enti locali per integrare il dpcm, ritenendola «non condivisibile per motivi di merito e di diritto». Ieri il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, ha replicato duramente alla presa di posizione dei ministri. «L’impressione è che vogliano allontanare ogni ipotesi di accordo - ha detto -, vogliano mettere gli enti locali nella difficile condizione politica di non potere arretrare. Ora - ha aggiunto - studieremo il da farsi, ma è davvero complicato immaginare un percorso che si allontani dalle aule della giustizia nazionale e comunitaria. Probabilmente, questi ministri hanno voluto segnalare ai tarantini che non sono più, da questo momento, i nostri interlocutori. Ormai è evidente che la gestione fallimentare di questa vertenza epocale può essere superata solo dall’intervento diretto del Capo dello Stato, ed è a lui che affido le sorti della città».

La posizione del Comune di Taranto
Il sindaco ha annunciato ieri di essere pronto a valutare la possibilità di ripresentare l’istanza cautelare del ricorso del Comune al Tar di Lecce, la stessa che era stata ritirata nelle scorse settimane per facilitare il dialogo con il Governo. Melucci ha anche manifestato la volontà di disertare un tavolo sul contratto Taranto con il ministro per la Coesione, Claudio De Vincenti, previsto per questa sera in prefettura.
Sempre ieri il Comune di Taranto ha rivisto l’ordinanza di alcuni giorni fa che obbligava Ilva a fermare le macchine del parco minerali e gli annessi nastri trasportatori nei giorni di wind day, fenomeno che causa la diffusione delle polveri nel quartiere Tamburi, vicino al siderurgico. Ilva aveva fatto presente che il divieto comporta l’indisponibilità di materie prime per la continuità di marcia. Ora i correttivi concordati prevedono che l’azienda fermi non più nell’intera giornata di wind day ma solo nell’ora indicata da Arpa Puglia come corrispondente alla massima velocità media oraria della giornata.

La reazione del ministero
Il viceministro allo Sviluppo economico, Teresa Bellanova ha confermato ieri, al termine della riunione del tavolo sindacale, il calendario per la copertura dei parchi minerari: l’avvio dell’intervento è previsto per domani. A proposito della discussione con gli enti locali, legata all’accordo di programma, Bellanova ha detto che «è possibile, ma a farlo devono essere tutte le istituzioni».
Ieri, intanto, i sindacati del settore edile Feneal Uil, Filca-Cisl e Fillea-Cgil hanno lanciato l’allarme dumping contrattuale nell’area dell’Ilva, dove lavorano circa 800 edili dipendenti di aziende dell’indotto. Al quadro di incertezza sul futuro dell’Ilva e alla difficile trattativa che a breve dovrebbe aprirsi al Mise «si aggiunge un ulteriore aspetto che sta rendendo drammatica la condizione di 800 lavoratori edili dipendenti dalle aziende in appalto, che dovrebbero essere i principali protagonisti di molte opere di ambientalizzazione dello stabilimento siderurgico»; per il sindacato c’è «il rischio che nella gestione degli appalti da parte dei commissari straordinari si alimentino forme di concorrenza sleale e dumping contrattuale a danno del contratto nazionale dell’edilizia».

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