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Vaccini, il termine del 10 marzo non vale per le Regioni con un’anagrafe vaccinale

Il tempo stringe. Entro sabato le famiglie dovranno consegnare alle scuole la documentazione sulla situazione vaccinale dei proprio figli. Ma il termine del 10 marzo non vale per le regioni, come Lombardia, Veneto e Lazio. In quel caso ci sarà tempo fino a fine mese per mettersi in regola. Grazie alla proroga accordata nelle scorse settimane dai ministeri dell’istruzione e della Salute.

La scadenza del 10 marzo
Era indicata nella legge sull'obbligo, ed è stata ribadita in tutte le circolari nonostante le richieste da parte di alcune autorità locali di evitare ai bambini di essere esclusi di punto in bianco dalle lezioni. Anche nell'ultima emanata il 27 febbraio dai due ministeri si specifica che entro il 10 marzo i genitori inadempienti «che abbiano presentato la dichiarazione sostitutiva, dovranno presentare alle scuole la documentazione comprovante l'effettuazione delle vaccinazioni obbligatorie». Altrimenti? In assenza del libretto vaccinale o della dichiarazione timbrata dalla Asl basterà la prova dell'avvenuta prenotazione delle immunizzazioni. In assenza della documentazione, ribadisce la circolare, i dirigenti scolastici dovranno impedire l'accesso ai servizi nel caso dei bambini di nidi e materne, mentre per quelli più grandi scatteranno le sanzioni pecuniarie ai genitori.

L’eccezione
Un discorso diverso, con una diversa scansione temporale, vale per le regioni che hanno attivato un'anagrafe vaccinale, tra cui ad esempio il Veneto, la Lombardia ma anche il Lazio. In questo caso non saranno i genitori a consegnare la documentazione ma saranno Asl e servizi scolastici a “parlarsi”. Le aziende sanitarie locale infatti consegneranno alle scuole entro il 10 marzo gli elenchi con i bambini non in regola. I dirigenti entro il 20 marzo chiederanno alle famiglie di mettersi in regola al massimo in dieci giorni, oltre i quali scatteranno le sanzioni.

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