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Il Molise «laboratorio» per una legge elettorale a maggioranza certa

Forse sarà il Molise la prima regione italiana governata dal M5s. Quello che non è successo in Sicilia e più di recente nel Lazio potrebbe succedere a Campobasso. Le elezioni si svolgeranno il 22 Aprile con un nuovo sistema elettorale approvato da poco. Si tratta di un proporzionale a turno unico con premio di maggioranza. I membri del consiglio da eleggere sono 21, compreso il presidente della giunta. Vince il candidato che ottiene un voto più degli altri. Alla sua lista, o alla sua coalizione di liste, vengono assegnati in consiglio 12 seggi, cui si aggiunge il seggio del presidente eletto. Il sistema è quindi decisivo, cioè assicura a chi vince la maggioranza assoluta. Non è prevista una percentuale minima di voti per far scattare il premio di maggioranza.

Le caratteristiche peculiari
Una delle peculiarità di questo sistema elettorale è la soglia di sbarramento. Non accedono alla distribuzione dei seggi le liste singole, o le coalizioni di liste, che non abbiano ottenuto almeno l' 8% dei voti. Il piccolo Molise ha introdotto la soglia di sbarramento più alta in assoluto tra tutte le regioni italiane. E' una soglia destinata a bloccare la frammentazione al di fuori delle coalizioni, ma non quella al loro interno, cioè tende a scoraggiare la presentazione di liste e di coalizioni minori, ma non penalizza le liste minori che si presentano in coalizioni in grado di arrivare all' 8%. Non è ammesso il voto disgiunto, cioè il voto per un candidato presidente e per una lista non collegata a quel candidato. E' previsto il voto di preferenza. Queste sono le regole principali.

I protagonisti
I protagonisti della competizione elettorale sono quattro: due coalizioni e due liste singole. La coalizione più ampia è quella di centro-destra che ha scelto come candidato alla presidenza Donato Toma, presidente dell'ordine dei commercialisti di Campobasso. Toma è appoggiato da ben 9 liste, tra cui tutte quelle del centro-destra nazionale, cui si aggiungono diverse liste locali. Una di queste ultime è quella dell'ex presidente della regione, Michele Iorio. La seconda coalizione è quella di centro-sinistra che ha deciso, dopo molte esitazioni, di non ricandidare il presidente uscente Di Laura Frattura. La scelta è caduta su Carlo Veneziale, assessore nella giunta regionale uscente. La sua coalizione comprende cinque liste. Completano il quadro il M5s che si presenta da solo e con un candidato presidente di 33 anni, Andrea Greco, laureato in giurisprudenza, primo dei non eletti nelle precedenti elezioni regionali. La quarta lista è quella di Casa Pound.

Gli esiti elettorali
Sulla carta l'esito della competizione dovrebbe essere scontato. Sono i dati delle recenti politiche a suggerire questa conclusione. Il 4 marzo in Molise è andata come nel resto del Sud. Il M5s ha ottenuto il 44,8% dei voti contro il 29,8% del centro-destra e il 18,1% del centro-sinistra. Tra Camera e Senato ha vinto tre collegi uninominali su tre e complessivamente quattro seggi su cinque. Eppure non è detto che Andrea Greco ce la faccia. E' possibile, ma non certo. Posto che il centro-sinistra non è competitivo, la sfida è tra il M5s e il centro-destra. Toma deve recuperare ben quindici punti. Sono tanti. Ma queste non sono elezioni politiche. Le amministrative sono una altra cosa. Fino ad oggi, e soprattutto al Sud, abbiamo visto gli elettori comportarsi in modi diversi in arene diverse. Quello che rende il caso molisano interessante è che il voto nelle due arene, quella nazionale e quella locale, avviene a distanza di poche settimane. Il 4 Marzo gli elettori di questa piccola regione di 300.000 abitanti hanno espresso in maniera massiccia la loro voglia di cambiamento e il loro rigetto di quel pezzo di vecchia classe politica locale che si è candidata alla Camera e al Senato. Sarà così anche il 22 Aprile ? Si vedrà.
A livello nazionale il M5s può contare su un brand che attira. Lo si è visto il 4 Marzo. Anche a livello locale è così, ma in Molise, come altrove, la forza del brand deve fare i conti con la ragnatela dei piccoli e grandi interessi locali, dei rapporti personali fatti di notabili, clientele, famiglie, amici. In questo contesto i candidati possono fare la differenza. Non tanto i candidati alla presidenza quanto quelli nelle liste. E in questa partita il vantaggio del centro-destra è enorme: nove liste, con venti candidati ciascuna, contro una del M5s. Sono 180 candidati di centro-destra che battono il territorio porta a porta contro 20 pentastellati. Centottanta candidati che hanno dalla loro il voto di preferenza e l'assenza di voto disgiunto. E forse anche il voto utile di elettori di centro-sinistra disposti a votare Toma per non far vincere Greco. Per questo l'esito non è scontato nonostante il punto di partenza del 4 Marzo. E proprio perché non è scontato queste elezioni sono un test significativo per capire quanto profondo sia il cambiamento politico in atto.
Così, mentre nei prossimi giorni Luigi Di Maio a Roma cercherà di formare un governo, il suo coetaneo Andrea Greco a Campobasso potrebbe diventare il primo presidente pentastellato di regione. Sarebbe un altro indizio di quanto stia cambiando l'Italia.

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