Amministratori

Induzione e non corruzione al consulente che chiede mazzette sulle perizie per l’invalidità

di Patrizia Maciocchi

Induzione a dare o promettere utilità e non concussione e corruzione in atti giudiziari per i consulenti tecnici che chiedono e prendono soldi per far passare la domanda di invalidità. La Corte di cassazione, con la sentenza n. 14949, respinge il ricorso del consulente di parte e di quello d'ufficio “sodali” in un accordo: il primo chiedeva al suo cliente denaro da passare al consulente del giudice per alzare la soglia di invalidità fino ad ottenere l'assegno.

La cifra in gioco era di 700 euro e questo è uno dei punti sui quali gioca la difesa per ottenere l'attenuante prevista dall'articolo 323-bis del codice penale che scatta in caso di delitti contro la Pubblica amministrazione quando il danno è di particolare tenuità. Ma sul punto c'è il primo no della Suprema corte.

I giudici della seconda sezione penale ricordano, infatti, che nei delitti contro la Pa nella valutazione sulla possibilità di applicare o meno l'attenuante, non pesa soltanto l'entità del danno economico o del lucro conseguito ma anche l'atteggiamento soggettivo dell'agente. Nel caso specifico per la Suprema corte il no è giustificato in virtù dell'insistenza con la quale il denaro era richiesto. Non passa neppure la richiesta delle attenuanti generiche, anche qui, giustamente negate per la gravità della condotta: un mercimonio delle funzioni messo in atto in settore delicato come la sanità.

La sentenza della Corte di cassazione n. 14949/2018

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