Amministratori

Camera, finisce l’era dei tagli di spesa

Dopo alcuni anni di discesa, la spesa complessiva di Montecitorio torna ad aumentare. Lo scrivono nero su bianco i questori sul bilancio che è all’esame dell’Aula e sarà approvato questa settimana.

Non è solo colpa del passaggio di legislatura che impone il pagamento del cosiddetto assegno di fine mandato, una sorta di Tfr che viene liquidato ai deputati non rieletti, ma anche degli stipendi dei dipendenti che sono tornati a salire. In particolare, a incidere sull'aumento è lo stop al «tetto» dei 240mila euro annui che tra il 2014 e il 2017 ha ridotto le retribuzioni dei lavoratori di Camera e Senato. Dal primo gennaio 2018 dunque la spesa per il personale ha subito un’inversione di tendenza facendo segnare un aumento di 8,9 milioni, +4,36% rispetto alle previsioni definitive per il 2017. E non va meglio alla voce “personale in quiescenza” che fa registrare quest’anno un +3,36% e rimane in aumento anche nei due anni successivi (rispettivamente +1,06% e +1,57%).

È dunque vero - come viene sottolineato nella relazione al bilancio - che la dotazione resta fissata nella misura di 943,16 milioni di euro all’anno e che saranno restituiti allo Stato 85 milioni di euro, ma la spesa complessiva della Camera rispetto al 2017 sarà in aumento: 969,2 milioni contro i 950,4 milioni dell’anno precedente, con un incremento di 18,8 milioni (pari all’1,98 per cento).

Nella dettagliatissima relazione stilata dai questori si fa notare che, se la spesa per i dipendenti quest’anno subisce un aumento, quella per le indennità dei parlamentari resta invariata dal momento che l’ufficio di presidenza ha prorogato fino al 2020 le misure di contenimento relative all’indennità parlamentare e alle altre voci della retribuzione del parlamentare. Aumenta invece la spesa riguardante i deputati cessati dal mandato: con la fine della XVII legislatura infatti molti ex deputati hanno maturato il diritto alla pensione e le uscite - a questo capitolo - sono lievitate di 2,8 milioni (+2,1 per cento).

Tornando al personale, i deputati questori sottolineano che, nonostante l’aumento di spesa di quest’anno, se il dato si raffronta a quello di sei anni fa (2012) si nota un netto calo, frutto della politica del blocco integrale del turn over che ha portato alla Camera a un decremento degli organici del 30 per cento, pari a 467 dipendenti in meno. Di qui la richiesta di nuove assunzioni che il collegio dei questori dà per scontate tanto da inserire nelle stime della spesa per il personale del 2019 e del 2020 i maggiori oneri che deriverebbero «da una prima riattivazione della leva del reclutamento». «Intervento - aggiungono - che si palesa sempre più indifferibile e urgente al fine di preservare la funzionalità dell’amministrazione».

Informalmente si parla di un fabbisogno stimato in circa un centinaio di persone da assumere soprattutto fra le qualifiche più alte. In particolare, la Camera sembra essere rimasta a corto di consiglieri parlamentari e di documentaristi. Saranno questi i profili più richiesti.

Prima però sarà necessario bandire un concorso e, dopo la riunficazione dei ruoli di Camera e Senato, occorrerà farlo insieme a Palazzo Madama.

Prima ancora occorrerà insediare il Comitato per gli affari del personale, organo preposto al confronto con i sindacati interni (alla Camera sono presenti 11-12 sigle diverse). Un Comitato che va rinnovato a ogni inizio legislatura.

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