Amministratori

Intimidazioni agli amministratori locali, insediato l’osservatorio nazionale

di Paolo Canaparo

Ieri si è insediato al Viminale l’Osservatorio nazionale sul fenomeno degli atti intimidatori nei confronti degli amministratori locali, previsto dalla legge 105/2017, articolo 6. Nella riunione presieduta dal ministro dell’Interno Matteo Salvini è stata fatta un’analisi del fenomeno e sono state acquisite alcune proposte dai presidenti dell’Anci e dell’Upi.

Le intimidazioni
Gli atti intimidatori contro gli amministratori sono un fenomeno al contempo criminale, politico e culturale, essendo in grado di incidere negativamente, alterandoli, sui processi decisionali degli organi elettivi degli enti locali.
I dati dicono che gli atti intimidatori registrati sul territorio nazionale sono passati da 674 nel 2013 a 660 nel 2017, con il picco del 2014 con 805 episodi. Nel 2017 diminuzione del fenomeno del 4,76% rispetto al 2016, quando gli episodi furono 693.
Nel 2017 la regione più interessata dal fenomeno è stata la Lombardia con 96 episodi (52 nel 2016). Sono seguite la Puglia con 88 episodi (93 nel 2016), la Calabria con 79 (113 nel 2016), la Sardegna con 66 (77 nel 2016), la Sicilia con 64 (89 nel 2016) e la Campania con 52 (48 nel 2016).
Più di recente, nel primo semestre 2018 si registra il numero massimo di episodi in Sardegna con 44 (41 al 30 giungo 2017). Poi Puglia 37 (38 nel 2017), Lombardia 36 (49), Sicilia 33 (34), Calabria 25 (44), Campania 18 (33), Piemonte 17 (7), Veneto 15 (24), Toscana 14 (4), Lazio 13 (17). In termini assoluti il primo semestre di quest'anno registra una flessione rispetto allo stesso periodo del 2017: 309 episodi a fronte dei 342.

Fenomeno a diffusione nazionale
I dati dimostrano come il fenomeno sia diffuso a livello nazionale.
Il monitoraggio, inoltre, dice che il bersaglio preferito sono i sindaci, evidentemente gli amministratori locali più esposti nell’azione amministrativa. La diffusione del fenomeno richiede una azione di prevenzione che fa riferimento innanzitutto alla piena ed efficace collaborazione tra l’osservatorio nazionale, organismo strategico di indirizzo e coordinamento «politico», e la rete degli osservatori regionali, istituiti presso le prefetture dei capoluoghi di Regione, con il contributo essenziale del tavolo tecnico presso la direzione centrale della Polizia criminale del dipartimento della Pubblica sicurezza, chiamato ad analizzare, sotto il profilo statistico e qualitativo, gli atti intimidatori e l'evoluzione criminale del fenomeno.
Occorre considerare, altresì, la partecipazione ai «tavoli» dei rappresentanti degli Enti locali, funzionale a favorire la più stretta collaborazione fra amministratori e forze di polizia per meglio focalizzare i diversi profili del fenomeno e contrastarlo in maniera più efficace. In particolare, l’esigenza è ridurre la «cifra oscura» (atti non denunciati) e quella «grigia», riguardante quegli episodi denunciati ma non classificabili con certezza come «atti intimidatori».
Quanti gli amministratori che denunciano le intimidazioni o si dimettono o non si ricandidano adducendo motivi personali! Al riguardo, appare utile promuovere la sottoscrizione di protocolli operativi interistituzionali a livello locale attraverso il ricorso, da parte dei prefetti, all’articolo 5 del decreto legge 20 febbraio 2017 n. 14 (patti territoriali, patti sulla sicurezza, iniziative nelle scuole, manifestazioni per la promozione della legalità e altro).

Le proposte di rafforzamento della prevenzione
Interessanti le proposte di rafforzamento dell’azione di prevenzione formulate da Anci e Upi.
Il presidente dell’associazione dei Comuni, Antonio Decaro, ha proposto l’istituzione di un fondo per risarcire quegli amministratori che subiscano danni patrimoniali. Quindi di rafforzare l’articolo 143 del testo unico sugli enti locali, estendendo il periodo di incandidabilità nei Comuni sciolti per mafia anche al secondo turno elettorale (oggi è limitato al primo turno) e prevedere l'istituzione della stazione unica appaltante per gli enti locali sciolti per mafia.
Il presidente dell’Upi, Achille Variati, ha proposto il coinvolgimento dell’ente provinciale nella azione di prevenzione con il ricorso alla assemblea dei sindaci quale strumento per diffondere la cultura della legalità e agevolare e promuovere l’emersione dei fenomeni intimidatori.

I dati aggiornati a giugno 2018

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