Fisco e contabilità

Anche Torino fuori dallo sblocco degli avanzi - I sindaci chiedono «correttivi importanti»

di Gianni Trovati

C’è anche Torino fra i Comuni nei quali lo sblocco degli avanzi in formula piena previsto dalla legge di bilancio non potrà arrivare. Le due città fanno parte degli 800 Comuni in disavanzo tecnico prodotto dal riaccertamento straordinario dei residui, trattati come gli altri mille Comuni in rosso nei quali lo sblocco degli avanzi è iper-vincolato (si veda Il Quotidiano degli enti locali e della Pa del 13 novembre).
I correttivi sul punto sono una delle richieste dei sindaci sulla manovra messe in fila ieri dal direttivo dell’Anci. Servono «correttivi importanti» a una legge di bilancio che «migliora le regole finanziarie e sblocca gli investimenti», ha spiegato il presidente dell’Anci Antonio Decaro, ma allo stesso tempo «espone a forti rischi la parte corrente». Il problema nasce prima di tutto dal mancato ripristino dei 560 milioni tagliati nel 2014 con una misura di spending review in vigore fino a quest’anno, dall’assenza del fondo Tasi da 300 milioni che aiuta 1.800 Comuni e dalla previsione del rinnovo contrattuale dei dipendenti che anche se difficilmente si tradurrà in realtà impone accantonamenti aggiuntivi. Il conto viaggia oltre il miliardo: e i sindaci chiedono almeno di risolvere i primi due punti che da soli valgono però 860 milioni, cifra non indifferente in tempi di saldi resi strettissimi da reddito di cittadinanza e pensioni. Ma le cifre non sono tranquille nemmeno sotto la colonna della spesa in conto capitale: dei 3 miliardi aggiuntivi messi sul piatto dalla manovra, 2,5 sono prenotati dalle Regioni e 250 milioni sono destinati alle Province, mentre gli ultimi 250 milioni sono da assegnare. I sindaci chiedono di vincolare quest’ultima cifra, e soprattutto di inserire una clausola che imponga alle Regioni di destinare a investimenti con gli enti locali del loro territorio il 50% della quota regionale.
In discussione torna anche il decreto fiscale, a partire dalla possibilità per i sindaci di deliberare l’eventuale adesione alla nuova sanatoria per i loro tributi locali. La questione è al centro anche di emendamenti della maggioranza al decreto che continua la sua navigazione lenta al Senato per l’ingorgo parlamentare.

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