Amministratori

Autonomie, alle regioni del Nord una fetta dell'Irpef e dell'Iva

di Barbara Fiammeri e Gianni Trovati

Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna si terranno una parte dell'Irpef (ed eventualmente dell'Iva) generata sul loro territorio per finanziare le competenze aggiuntive che saranno assegnate con l'autonomia differenziata. Il finanziamento iniziale sarà in base al «costo storico», cioè quello che lo Stato oggi spende sul territorio: ma se entro tre anni non saranno fissati i costi standard, bisognerà comunque garantire che le risorse assegnate non siano meno della media pro capite nazionale. Una rivoluzione copernicana. Arrivata ieri con il via libera del ministero dell'Economia. Ad annunciarlo il sottosegretario Massimo Garavaglia con la ministra per gli Affari regionali Erika Stefani. Per la Lega è un risultato storico, ottenuto all'indomani del risultato elettorale in Abruzzo, che spiana la strada all'esame delle intese all'ordine del giorno del consiglio dei ministri di stasera. Al di là dell'atteggiamento “comprensivo” nei confronti di Luigi Di Maio, Matteo Salvini passa subito all'incasso sulla bandiera più identitaria del Carroccio. Per ora il M5S resta in silenzio. Per arginare la vittoria leghista è pronta la richiesta di ridare centralità al Parlamento. Ma l'idea di emendare i testi è esclusa: possibile invece un passaggio alle commissioni Affari costituzionali e alla bicamerale sul federalismo prima della firma delle intese fra il premier Conte e i governatori. Ma la battaglia parlamentare ci sarà comunque: le intese si trasformeranno in un Ddl che Camera e Senato dovranno approvare a maggioranza assoluta dei componenti.

I tempi non sono brevi. Ma l'effetto politico è immediato. Soprattutto al Sud. Oggi il sindaco di Napoli Luigi De Magistris manifesterà davanti a Palazzo Chigi mentre il governatore della Campania De Luca già tuona assieme ad altri colleghi del Pd sui rischi di «secessione» e «distruzione della Repubblica». Una resistenza meridionalista che i Cinque Stelle, che al Sud hanno la loro roccaforte elettorale, non possono permettersi.

Il via libera del Mef, in realtà, è arrivato su un testo che ha perso la richiesta più esplosiva per i rapporti finanziari Nord-Sud: quella di ancorare gli standard alla «capacità fiscale» di ogni territorio. Avrebbe significato sancire una sorta di diritto naturale ad avere più fondi, e quindi più servizi, nelle regioni più ricche. Nei primi anni, in ogni caso, il nuovo meccanismo non cambierebbe di un euro la geografia delle risorse perché a Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna si lascerà una quota di Irpef pari alla spesa («storica»)oggi effettuata dallo Stato per le stesse funzioni sul loro territorio. Le compartecipazioni all'Irpef o le altre imposte potranno servire anche per finanziare investimenti pubblici o privati (con crediti d'imposta).

L'ok dell'Economia sulla compartecipazione è una grossa spinta al cammino delle intese. Che devono però risolvere tutti le altre questioni rimaste aperte per l'opposizione dei ministeri M5S: infrastrutture, ambiente, energia, salute, lavoro e beni culturali. Sarà il premier Conte a dover trovare l'ennesima sintesi.

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