Amministratori

Milleproroghe, altri 172 segretari e gestioni associate all’assemblea dei sindaci

di Gianni Trovati

L'accelerazione sui segretari comunali decisa la settimana scorsa con la mozione approvata alla Camera (Quotidiano degli enti locali e della Pa del 16 gennaio) prova subito a concretizzarsi. Lo fa con un emendamento al Milleproroghe, preparato dal ministero dell'Interno, per una sessione aggiuntiva al sesto corso-concorso, con l'obiettivo di reclutare altri 172 segretari oltre ai 224 già previsti dalla sessione ordinaria.

La sessione aggiuntiva
Il meccanismo della sessione aggiuntiva, invece di una procedura ex novo, è pensata per accelerare i tempi, e aprire le porte a chi è risultato idoneo nelle prove scritte e orali del concorso ma superavano il numero delle borse di studio disponibili. La mossa serve a mettere una pezza a un problema, la carenza dei segretari comunali, che comunque rimane ed è strutturale. A spiegarlo è la stessa relazione tecnica ministeriale, dove si legge che nei Comuni piccoli le sedi vacanti sono 1.571. In pratica, circa un Comune su tre è senza segretario. Nel meccanismo del provvedimento si legge anche la causa del deficit di segretari. La sessione aggiuntiva può arrivare a coprire solo l'11% delle sedi vacanti perché in questo modo arriva a coprire tutto il «potenziale assunzionale» dell'Albo.

Il problema a monte
A determinarlo è ancora la vecchia spending review targata Monti, nello specifico scritta all'articolo 14, comma 6 del decreto legge 95/2012. La norma permette di autorizzare ogni anno assunzioni di segretari per un massimo dell'80% rispetto alle cessazioni dell'anno precedente: in una categoria già in crisi di vocazioni, è ovvio che un turn over di questo tipo finisce per ampliare inevitabilmente i buchi in organico. Con un meccanismo diventato peraltro ormai anacronistico, dopo che per le altre categorie di personale le regole hanno prima autorizzato la sostituzione integrale di chi esce e ora, anche se con qualche incertezza (Quotidiano degli enti locali e della Pa del 13 gennaio), provano a pensionare il concetto stesso di turn over con il decreto attuativo dell'articolo 34 del decreto crescita.

Gestioni associate e Province
Nel pacchetto di correttivi a cui ha lavorato il Governo entra anche una serie di norme ordinamentali con un occhio attento alle Province. All'assemblea dei sindaci sarà affidato il compito di programmare la geografia delle gestioni associate sul territorio, dopo che la Consulta ha dichiarato illegittimo l'obbligo (mai entrato in vigore) che il Dl 78/2010 aveva provato a imporre ai piccoli enti. Viene cancellato il vincolo che impedisce ai sindaci a 18 mesi dalla fine del mandato di candidarsi a presidente della Provincia. E viene infine cancellato il comma 51 della legge Delrio, quello in virtù del quale le Province sono disciplinate dalla legge 56/2014 «in attesa della riforma del Titolo V». La bocciatura referendaria della riforma Renzi-Boschi il 4 dicembre 2016, che fra le altre cose avrebbe cancellato le Province dalla Costituzione, ha di fatto chiuso l'«attesa» per un nuovo intervento. E l'abrogazione del comma 51 riporterebbe le Province sotto il cappello del Testo unico degli enti locali su tutti gli aspetti, a partire dal commissariamento in caso di mancata approvazione del bilancio che era stato sospeso proprio perché non previsto direttamente dalla legge Delrio.

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