Dal Titolo quinto alla digitalizzazione, le ricette per la Pa
Problemi inediti, imprevisti e imprevedibili, per i quali servono risposte nuove e urgenti. È la sfida che il coronavirus impone allo Stato e alle Pa. Il virus ha rallentato l’attività delle amministrazioni, chiamate a tutelare i propri dipendenti e l’utenza. La sospensione di tutti i procedimenti «non urgenti» ne è la plastica rappresentazione. L’esigenza di dare risposte immediate ha fatto poi conferire ampi poteri autoritativi alla gestione commissariale e alla Protezione civile, oltre a prevedere ampie deroghe alle norme del Codice dei contratti pubblici per le procedure di acquisto di beni e servizi.
Sul versante dei contratti pubblici è stata avvertita la necessità di derogare alle disposizioni vigenti per velocizzare le procedure di acquisto e far fronte all’emergenza. La possibilità di ricorrere a procedure semplificate come la somma urgenza e la procedura negoziata senza previa pubblicazione di un bando di gara (articoli 63 e 163 Codice dei contratti pubblici) è stata ribadita all’interno del Dl Cura Italia, e ulteriori strumenti derogatori sono stati previsti dalle ordinanze del capo della Protezione civile. Non è una novità: da Italia ’90 al Ponte Morandi a Genova.
Anche la Commissione Europea è intervenuta legittimando l’utilizzo di procedure in deroga e ha fornito importanti indicazioni per le stazioni appaltanti e per gli operatori economici. Il corpus di disposizioni del Codice dei contratti pubblici è risultato rigido e di certo non ha semplificato la vita agli operatori economici e alle stazioni appaltanti, con i continui revirement legislativi, dal primo correttivo allo Sblocca cantieri, dal superamento delle Linee guida dell’Anac al prossimo ritorno del regolamento unico di attuazione.
È questo il momento di pensare a interventi “urgenti” di riordino legislativo che diano impulso al cambiamento, mai realmente intrapreso dalla pubblica amministrazione.
Le azioni più urgenti:
• allineare la normativa interna al quadro europeo in materia di appalti, eliminando le previsioni che costituiscano livelli di regolazione superiori rispetto a quelli europei (divieto di gold plating) a cominciare dai limiti previsti per il ricorso al subappalto;
• digitalizzare la Pa, e la società in generale, mediante ad esempio la creazione di un domicilio elettronico per ciascun cittadino;
• digitalizzare il processo amministrativo con l’abbandono del doppio binario delle copie di cortesia e, gradualmente, con la possibilità di celebrare da remoto alcune fasi del processo;
• creare una rete che tenga insieme le strutture amministrative in grado di fare da guida nell’elaborazione di strategie per affrontare problemi complessi;
ripensare la riforma del titolo V della Costituzione, per evitare (dopo quasi 20 anni) ripetuti conflitti di attribuzione tra Regioni e Stato;
• ripensare il ruolo dello Stato nell’economia: con lo Stato che si faccia carico della tutela e del governo di alcune imprese “strategiche” svolgendo gradualmente, poteri di regolazione effettivi.
La sfida è adattare la Pa al new normal, cogliendo il cambiamento, o affrontare il mondo nuovo con strumenti obsoleti. In questo secondo caso avremo solo partecipato alla sfida.
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di Giuseppe Latour e Giovanni Parente