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Prima infanzia, Comuni senza fondi per la riapertura dei servizi educativi

di Amedeo Di Filippo

Il Comitato tecnico scientifico (Cts) istituito presso il Dipartimento della protezione civile ha approvato le misure di sistema, organizzative, di prevenzione e protezione rivolte alle scuole per consentire l'avvio dell'anno scolastico 2020-2021. Il documento ha la finalità di «fornire elementi tecnici al decisore politico», ma prospetta una serie di impegni e costi non sostenibili dalle autonomie locali.

Le indicazioni
Gli esperti del Cts ribadiscono i principi cardine che hanno caratterizzato le scelte e gli indirizzi tecnici degli ultimi mesi, ossia il distanziamento sociale, la rigorosa igiene delle mani, personale e degli ambienti, la capacità di controllo e risposta dei servizi sanitari della sanità pubblica territoriale e ospedaliera. Oltre a misure di sistema, il documento impone:
• misure organizzative generali, fatte di alcune precondizioni (assenza di sintomatologia respiratoria o di temperatura corporea superiore a 37.5°C; non essere stati in quarantena o isolamento domiciliare negli ultimi 14 giorni; non essere stati a contatto con persone positive) e della regola aurea del distanziamento fisico, attraverso accorgimenti organizzativi finalizzati a differenziare l'ingresso e l'uscita degli studenti, lo scaglionamento orario, la prevenzione di assembramenti negli spazi comuni, la riduzione al minimo della presenza di genitori;
• misure igienico-sanitarie dell'ambiente, con la pulizia approfondita e quotidiana dei locali destinati alla didattica e non; e di igiene personale, mettendo a disposizione prodotti per le mani in più punti dell'edificio scolastico e in ciascuna aula, mascherine chirurgiche per il personale e monouso per gli studenti con più di sei anni.

Distanziamento
Secondo il Cts, la regola del distanziamento fisico impone di rivedere il layout delle aule «con una rimodulazione dei banchi, dei posti a sedere e degli arredi scolastici, al fine di garantire il distanziamento interpersonale di almeno 1 metro, anche in considerazione dello spazio di movimento». Per gli ordini di scuola secondaria di I e II grado potranno essere in parte riproposte anche forme di didattica a distanza. Per lo svolgimento della ricreazione, delle attività motorie e di programmate attività didattiche occorre privilegiare lo svolgimento all'aperto; per le attività di educazione fisica svolte al chiuso dovrà essere garantita adeguata aerazione e un distanziamento interpersonale di almeno 2 metri. Anche per la refezione si dovrà assicurare il necessario distanziamento attraverso la gestione degli spazi, dei tempi e in misura residuale attraverso lunch box per il consumo in classe.
Gli esperti ritengono per questo necessaria un'analisi attenta e capillare degli spazi disponibili e delle possibili collaborazioni col territorio sulla base di specifici accordi, al fine di aumentare gli spazi didattici complessivi. Accordi che andranno formalizzati con comuni e province, proprietari degli immobili, i quali però scontano soverchie difficoltà a rimodulare spazi a malapena sufficienti per la popolazione scolastica pre-Covid e a promuovere interventi edilizi in tempi ultra rapidi. Nemmeno appare percorribile allestire altri spazi pubblici (palestre, centri aggregativi, teatri), considerate le necessità correlate alla funzione educativa.

I servizi comunali
Ma c'è un ulteriore aspetto critico, che coinvolge soprattutto i Comuni, gestori dei servizi educativi per la prima infanzia quali nidi, centri per bambini, sezioni primavera, scuole dell'infanzia. Su questo mondo il Cts non fornisce indicazioni, salvo che per la scuola dell'infanzia, in cui «il distanziamento fisico presenta criticità più marcate che dovranno richiedere particolari accorgimenti sia organizzativi che nel comportamento del personale». Chiede per questo indicazioni e risorse addizionali circa la pulizia assidua delle superfici, il lavaggio frequente delle mani e la riduzione del numero degli alunni contemporaneamente presenti in classe, prevedendo «un affollamento ulteriormente ridotto rispetto ai criteri applicati nel contesto di classi di ordine superiore». Affollamento che, seguendo il criterio applicato dal Cts, dovrà essere ancor minore nel caso dei servizi dedicati ai più piccoli.
D'altro canto, la stessa Anci, in un documento girato in rete ma mai formalizzato, propone la formazione di piccoli gruppi, il più possibile omogenei per fasce d'età, con formazione stabile dei gruppi dei bambini e dell'educatore di riferimento, con un rapporto educatore/bambini 1 a 3 da zero a tre anni, 1 a 6 da tre a sei anni e 1 a 1 per i bambini con disabilità. È del tutto evidente che, con questi rapporti, è a malapena possibile accogliere i bambini "riconfermati", ossia quelli iscritti nell'anno educativo precedente e che hanno diritto a proseguire, mentre appare estremamente difficile assecondare le richieste di nuove iscrizioni, mancando sia gli educatori sufficienti a garantire i nuovi rapporti che gli spazi per assicurare tutte le condizioni di sicurezza.

Le risorse
L'altro tasto dolente è la disponibilità di risorse, necessarie per ricavare e allestire gli spazi, disporre di educatori, acquistare materiale igienizzante e Dpi, procedere a continue sanificazioni. In un frangente in cui la stessa Anci ha mostrato, nell'audizione informale presso le commissioni bilancio riunite, che la stima delle perdite proprie dei comuni rileva minori entrate per 8 miliardi, solo in parte compensate dalle ultime manovre, appare difficile fornire risposte rapide ed efficaci alle richieste delle famiglie, tanto più in un momento in cui torna ad aumentare la domanda da parte dei genitori che tornano al lavoro e minaccia di calare l'offerta da parte delle strutture private che rischiano di non riaprire per gli stessi problemi.

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