Appalti

Gli appalti guardano al mercato, sciolti i nodi del nuovo Codice

Primo ostacolo superato «salvo intese» per il decreto correttivo della riforma appalti. Il Consiglio dei ministri ha dato il via libera preliminare al provvedimento incaricato di correggere le criticità rilevate in questi primi dieci mesi di applicazione del Dlgs 50/2016. L'obiettivo, come ha ricordato anche il premier Paolo Gentiloni al termine della riunione del Governo, è «dare un contributo alla ripresa degli appalti e dei lavori pubblici di cui molto abbiamo bisogno».
Nei prossimi giorni, per il correttivo già sottoposto a una fase consultazione appena conclusa, comincerà la fase di raccolta dei pareri istituzionali. L'iter disegnato dalla legge delega prevede un passaggio al Consiglio di Stato e alla Conferenza unificata (pareri in 20 giorni) oltre alle Commissioni parlamentari che dovranno esprimersi in 30 giorni. Al termine di questo giro è previsto il secondo esame in Consiglio dei ministri. Il tutto deve concludersi entro il 19 aprile: pena la decadenza della delega.

Un sì salvo intese
La bozza esaminata ieri dal Governo è stata approvata«salvo intese». Formula di rito che indica che esistono dei punti da limare rispetto al testo di entrata. Bisogna, infatti, tenere conto che il provvedimento dovrà essere arricchito con i risultati della consultazione sulla prima versione del decreto aperta da Palazzo Chigi venerdì 17 febbraio e chiusa nella notte di mercoledì 22. Dal mercato sono arrivate centinaia di osservazioni. Ora devono essere valutate e selezionate. Elemento che sposta inevitabilmente in avanti di qualche giorno il momento in cui il provvedimento assumerà la sua veste finale per cominciare il giro dei pareri.

Le agevolazioni
Nel merito, il decreto apporta circa 245 correzioni al nuovo codice, tentando di dare una risposta il più possibile organica alle difficoltà segnalate da imprese e operatori
Per rispondere alla crisi del settore il provvedimento recupera innanzitutto le agevolazioni che fino al 2015 hanno permesso alle imprese edili di qualificarsi prendendo in considerazione gli ultimi dieci anni di attività. Periodo che il nuovo codice invece dimezzava a cinque. Sempre in tema di imprese vengono fatti salvi i direttori tecnici che hanno maturato i requisiti sul campo. Sulla base di una richiesta avanzata dall'Autorità Anticorruzione il rating destinato a valutare la "reputazione" dei costruttori non sarà più obbligatorio, ma rilasciato a richiesta delle imprese. Mentre le stazioni appaltanti potranno usarlo per assegnare punteggi bonus in gara.

Progetto e lavori
Il decreto interviene poi sulla rigida separazione tra progetto e lavori (appalto integrato) tentando di inserire elementi di flessibilità. Di sicuro, come ha confermato in una recente audizione il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio, verrà riaperta una finestra per le ammministrazioni che avevano già pronto un progetto preliminare o definitivo al momento di entrata in vigore della riforma. In questi casi si potrà andare in gara senza arrivare al dettaglio esecutivo. Ok al progetto definitivo anche per gli interventi di semplice manutenzione. Semplificazioni anche per i subappalti. L'obbligo di indicare una terna di nomi con l'offerta diventerà una facoltà da indicare nei bandi. Mentre il tetto del 30% ai subaffidamenti sarà calcolato sui lavori prevalenti e non sull'intero importo del contratto. Negli appalti superiori al milione almeno il presidente di commissione dovrà essere esterno alla Pa e scelto dall’albo Anac.

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