Appalti

Dalla cedolare sugli affitti una dote di 2,1 miliardi

Sarà perché è più conveniente o anche perché è più semplice ma l’appeal della cedolare secca sugli affitti cresce di anno in anno. Le statistiche relative alle dichiarazioni presentate nel 2016 parlano di 1,7 milioni di soggetti (+22,4% rispetto all’anno d’imposta 2014) per un imponibile di 11,2 miliardi di euro (+21,2% rispetto al 2014). L’imposta dichiarata è stata di 2,1 miliardi di euro con un incremento del 17,5% nel confronto con le dichiarazioni 2015. Il maggior incremento si è registrato nell’aliquota ridotta al 10% (+47,5%) per un ammontare che passa da 1,7 a 2,7 miliardi di euro. Oltre la metà (51%) dei contribuenti che hanno scelto la cedolare sia al 21% sia al 10% ha un reddito complessivo compreso tra 20mila e 50mila euro. Rispetto al 2014 nelle classi da 4mila a 20mila euro l’ammontare soggetto a tassazione sostitutiva del 10% è superiore a 2 volte quello dell’anno precedente. La «tassa piatta» al 21% è prevalente in Lombardia (21,2% dei contribuenti) mentre quella al 10% è stata utilizzata principalmente in Emilia Romagna (20,3%).

Ma c’è anche una componente legata all’effetto emersione dal nero . L’importo soggetto a cedolare secca cresce maggiormente nelle regioni meridionali (+26,9%) e isole (+29,7%) rispetto al trend nazionale.

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