Appalti

Incentivi da appalti, l’apertura a forniture e servizi mette a rischio i conti

di Michele Bertola

Poche parole possono spostare miliardi di euro. Il nuovo codice degli appalti entro aprile sarà corretto dal Governo con decreto legislativo. L'articolo 113 stabilisce di corrispondere incentivi ai dipendenti che svolgano funzioni tecniche (direttore lavori, responsabile unico del progetto, collaudi tecnici, progettazione, piani sicurezza…) per i lavori pubblici fino al 2% del valore dell'opera.

Il nodo di forniture e servizi
Il tema della incentivazione ha una lunga storia, modificato più volte, con il decreto n. 50, l'incentivo è finalizzato a garantire l'esecuzione dei lavori (in estrema sintesi).
Nel comma 2 il riferimento è chiaramente ai lavori, purtroppo però nel comma 3 vengono citati anche «forniture e servizi» che, nel resto dell'articolo, sono esclusi dagli incentivi.
La differenza non è di poco conto: se gli incentivi dovessero essere erogati per servizi e forniture la cifra da mettere a bilancio diventa altissima.
Secondo la Cgia di Mestre la spesa per consumi intermedi della Pa italiana vale 90 miliardi di euro, il 2% vale quasi due miliardi. Si tratterebbe di soldi destinati a funzionari già pagati per svolgere i compiti in questione e che li svolgono da molti anni.
La Corte dei conti Lombardia, su richiesta della provincia di Mantova, il 15 novembre scorso si è pronunciata a favore dell'interpretazione letterale più estensiva.
C'è da sperare che il governo accolga la proposta di modifica al decreto avanzata da Anci e precisi che gli incentivi debbano riguardare solo le opere, altrimenti il costo sarà molto alto e c'è il rischio che questi extra-costi si traducano immediatamente in aumento di imposte e tariffe (ad esempio nel caso dei rifiuti).

Qualche esempio
Proviamo a immaginare quali comportamenti non virtuosi sarebbero generati dalla introduzione di questa nuova categoria di incentivazioni.
L'incentivazione si basa su una percentuale del valore messo in gara. In fase di servizio di trasporto pubblico si potrebbe ragionare su interventi di razionalizzazione per ottimizzare i percorsi. Ciò porterebbe ad abbassare il costo del servizio, ma coloro che lo stanno predisponendo sarebbero premiati in misura maggiore quanto più è alta la base di appalto.
Si pensi alla di pubblica illuminazione: con nuove tecnologie è possibile puntare al risparmio energetico e su sistemi di regolazione che abbassino il costo del servizio, ma così facendo il funzionario abbasserebbe anche il proprio incentivo.
L'effetto sarebbe perverso anche sulla individuazione degli uffici coinvolti; infatti, per partecipare agli incentivi, occorrerà dimostrare di avere ruolo attivo nel processo, quindi lo stimolo sarà a creare più passaggi e verifiche per aumentare la platea dei partecipanti.
Sono pochi esempi che dimostrano che questa nuova categoria di incentivazione non stimola comportamenti virtuosi, anzi esattamente il contrario.
chi conosce l'annosa questione degli incentivi “Merloni” legati alle opere pubbliche sa che cosa sia successo in questi vent'anni e può constatare che i meccanismi sopra evidenziati sono molto simili a quanto accaduto nella prassi amministrativa diffusa.

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