Appalti

La nuova Via si chiude in 13 mesi

Una nuova procedura unificata, che ingloberà tutte le autorizzazioni in campo ambientale. Un riordino delle regole in materia di valutazione ambientale delle opere, che rimoduli il ruolo delle Regioni. Termini perentori per le procedure, con la Via statale limitata a un massimo di 390 giorni. E una corsia preferenziale per gli investimenti energetici, che passeranno sotto la competenza statale. Sono queste le novità principali del decreto legislativo, esaminato in via preliminare dal Consiglio dei ministri di venerdì scorso, che recepisce, su proposta del ministero dell’Ambiente, la direttiva europea 2014/52/Ue. E che, di fatto, guarda a un obiettivo: semplificare il meccanismo della Via, una procedura per la quale oggi si possono perdere fino a sei anni.
Per il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, questa riforma «dovrà essere un asset strategico per lo sviluppo sostenibile del nostro paese. Soltanto oggi ci sono in attesa di un responso progetti per 21 miliardi di euro: arrivare a una valutazione rigorosa con un procedimento efficiente e definito con tempi certi, in linea con la direttiva europea,è una vera necessità per un paese che punta sulla crescita sostenibile».

Le modifiche
Il decreto modifica, nel merito, tutti gli istituti legati alla Via. Il problema principale è che, al momento, i tempi medi di conclusione dei procedimenti Via sono di circa tre anni, mentre per la verifica di assoggettabilità alla Via (la fase prodromica che serve a decidere se portare un progetto in Via) sono necessari 11,4 mesi. Nonostante la normativa vigente preveda termini più ridotti (da un minimo di 150 a un massimo di 390 giorni), le attuali tempistiche minime per lo svolgimento di una valutazione di impatto ambientale sono di circa 300 giorni, fino ad un massimo di 6 anni.

La nuova Via
Serviva quindi una riorganizzazione. Per questo obiettivo nasce, anzitutto, un nuovo procedimento che incorpora nella Via tutti i titoli abilitativi e autorizzativi riconducibili a fattori ambientali. Il procedimento unico ambientale assorbirà tutti i procedimenti paralleli, consentendo di risparmiare tempo. Viene, poi, semplificata la verifica di assoggettabilità a Via: non ci sarà più l’obbligo per il proponente di presentare gli elaborati progettuali, ma sarà sufficiente presentare il solo studio preliminare ambientale. Vengono introdotte regole omogenee per il procedimento di Via su tutto il territorio nazionale, con la rimodulazione dei poteri delle Regioni: tutti i progetti relativi a infrastrutture e impianti energetici passano al livello statale. E viene alleggerita la procedura per l’autorizzazione dei progetti di livello statale. A supporto di questi cambiamenti, arriva anche una riorganizzazione delle modalità di funzionamento della commissione Via, che sarà supportata da un Comitato tecnico.
Tutta la procedura di Via statale si chiuderà nel giro di 390 giorni, poco più di un anno: 60 per la presentazione delle istanze, 210 giorni per la consultazione del pubblico e i pareri, 120 giorni per la valutazione e l’adozione del provvedimento vero e proprio. In caso di procedimento unico ambientale statale, si potrà invece salire fino a 445 giorni, ma ottenendo tutte le autorizzazioni in ambito ambientale con un procedimento unificato. Tutti i termini, nel nuovo sistema, diventeranno perentori: il loro sforamento comporterà responsabilità disciplinare in capo ai dirigenti. E, a richiesta delle parti, ci sarà un regime transitorio molto favorevole: il nuovo sistema potrà essere applicato ai procedimenti pendenti.
Il testo, dopo il passaggio in Cdm di venerdì scorso, sarà inviato già questa settimana in Parlamento e alla Conferenza Stato-Regioni. L’obiettivo è incassare i pareri entro un mese e subito dopo tornare in Consiglio dei ministri. Il termine massimo per il recepimento della direttiva è fissato per il 17 maggio prossimo.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©