Appalti

Responsabilità solidale negli appalti, «stretta» per decreto

Intreccio di norme sulla responsabilità solidale negli appalti. Con un unico obiettivo: rispondere ai quesiti referendari sollevati dalla Cgil (oltre alla responsabilità solidale è in campo anche l'utilizzo dei voucher sul lavoro) prima del 28 maggio, data fissata dal Governo per il referendum, evitando di chiamare in causa milioni di cittadini su temi talmente tecnici da rendere altamente probabile un flop da defezione dalle urne.
Oltre alle due proposte di legge appena incardinate dalla commissione Lavoro della Camera guidata dall'ex ministro Pd Cesare Damiano ieri sono scesi in campo anche i due relatori (Stefano Esposito e Raffaella Mariani, entrambi Pd) incaricati di redigere il parere del Parlamento sul decreto Correttivo della riforma appalti, con l'idea di inserire «un emendamento ad hoc che risponderebbe al tema posto dal quesito referendario, essendo il "provvedimento deputato" proprio il codice degli appalti»..

Soluzione per decreto legge
L'ipotesi che nel corso della giornata ha però via via preso piede è quella che il governo avanzi una soluzione tramite un decreto legge da approvare in una delle prossime riunioni del Consiglio dei Ministri, forse già domani. In questo caso l'idea di agire attraverso il Correttivo verrebbe spazzata via. Mentre resterebbe in campo la soluzione trovata in commissione Lavoro. Sui voucher l'intenzione è quella di avere entro oggi dì il via libera della commissione alle proposte di modifica (140 emendamenti), con un testo finale da trasformare in Cdm in un decreto legge, che entrerebbe così subito in vigore. Il decreto sui voucher, che escluderebbe comunque l'ipotesi di utilizzo da parte delle imprese, si porterebbe inevitabilmente dietro anche la soluzione al tema della responsabilità solidale negli appalti.
«Se il governo vara un decreto sul lavoro per rispondere ai quesiti referendari è naturale che faccia un unico decreto con òla soluzione a entrame le questioni», dice Davide Baruffi, deputato Pd con il ruolo di relatore alle norme incardinate in commissione Lavoro sulla responsabilità solidale negli appalti. Anche per il presidente della commissione Damiano
«sarebbe anacronistico risolvere solo un tema su due».
Il lavoro della commissione sulla responsabilità solidale negli appalti è però appena cominciato. Oltre al testo che vede come primo firmatario l'ex ministro Damiano c'è un provvedimento firmato dai deputrati Cuperlo e De Maria (sempre Pd). A Baruffi spetterebbe il compito di unificare i provvedimenti. Ma ora la priorità è diventata offrire una mediazione per il decreto legge.
«Sui voucher offriremo un testo già definito - dice Baruffi -. Sulla responsabilità solidale spetterà al Governo trovare la quadra a partire dal lavoro che abbiamo già svolto in commissione». Nella stesura del decreto, aggiunge Damiano, il governo, «può tener conto sia della nostra proposta che di quelle dei ministeri competenti». «Quello che però chiediamo - sottolinea Baruffi - è che si risolva il problema posto dal quesito referendario alla radice»

Addio alla «preventiva escussione»
Inutile dire che il testo sulla responsabilità solidale incardinato in commissione, secondo Baruffi , «se venisse approvato così come è adesso, risponderebbe perfettamente alle richieste fatte dalla Cgil nel referendum». Anche laddove venisse sempliecemente preso di peso per essere tradotto nell'articolo del decreto unico in tema di lavoro.
Nel merito, il Ddl, di un solo articolo, ripristina integralmente la responsabilità solidale tra committente-imprenditore e appaltatore, cancellando l'obbligo di preventiva escussione del patrimonio dell'appaltatore. In più, mente si riduce a un anno (dagli attuali due) il limite entro il quale opera la responsabilità solidale, si cancella la possibilità di derogare agli obblighi di solidarietà tramite i contratti collettivi e si aggiunge la sanzione dell'esclusione dalle gare d'appalto pubbliche per le imprese condannate per violazione di queste norme.

Il no dei costruttori
L'ipotesi di tornare a un regime che cancelli l'obbligo di aggredire il patrimonio dell'impresa inadempiente prima di rivolgersi alle altre aziende obbligate dal vincolo di solidarietà trova del tutto contrari i costruttori, che però non pongono alcuna obiezione all'eliminazione dei voucher in edilizia e, invece, apprezzano l'idea di ridurre a un anno il limite di operatività della responsabilità solidale.
«Trovo inconcepibile - attacca il presidente dell'Ance Gabrile Buia - che si elimini la norma sulla "preventiva escussione". Per quale motivo il lavoratore in credito dovrebbe rivolgersi direttamente al commitente, senza neppure verificare prima che il suo datore di lavoro è incapiente? Mi pare un approccio privo di ogni logica».
Va ricordato che la soluzione della «preventiva esecussione» del patrimonio del datore di lavoro inadempiente è arrivata al termine di una lunga vicenda normativa, con modifiche e contromodifiche del regime di solidarietà, nel tentativo di trovare un punto di equilibrio tra la tutela dei lavoratori e i rapporti economici tra appaltatori e subappaltatori, in un periodo di profonda crisi finanziaria, soprattutto nel campo edile. Cancellando questo paletto tutte le imprese legate dal vincolo di responsabilità solidale si troverebbero di fronte alla possibilità che, di fronte alle inadempienze del proprio datore di lavoro, i lavoratori si scelgano di volta in volta di farsi le imprese più "liquide" per ottenere salari e contributi non saldati. Toccherebbe poi alle imprese rimaste con il cerino in mano tentare di recuperare il dovuto, agendo a loro volta in giudizio nei confronti dell'imprenditore inadempiente.
La norma che oggi obbliga i lavoratori ad agire nei confronti del proprio datore di lavoro prima di rivolgersi agli altri co-obbligati «da un lato - dicono all'Associazione nazionale costruttori (Ance) - non elimina né indebolisce la responsabilità solidale nei confronti del lavoratore da parte di tutta la filiera», ma soprattutto «dall'altro costituisce un'importante tutela per tutte quelle imprese che operano con serietà e nel pieno rispetto delle regole». Eliminarla «senza rafforzare in alcun modo le tutele già previste a favore dei lavoratori» aggiunge Buia «significherebbe soltanto penalizzare ulteriormente tutti i datori di lavoro coinvolti ».
«Se l'idea è quella di considerare immediatamente responsabile il committente - conclude il presidente dell'Ance - allora ci tolgano la durata di due anni o (come si pensa si fare ora) di un anno del vincolo. In questo modo il committente può agire subito nei confronti del subappltatore inadempiente a tutela del lavoratore, azionando tutte le garanzie del caso. Se invece la richiesta arriva a un anno dalla chiusira dell'appalto chiunque capisce che i giochi sono fatti e le garanzie del committente nei confronti del subbappltatore sono ormai saltate».

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