Appalti

Incognita tempi sul Piano dell’Anas da 29,5 miliardi

La lettera di Raffaele Cantone al Mit sulla questione degli accordi quadro («Non si possono fare le gare sul progetto definitivo», come ha fatto l'Anas), rivelata ieri dal Sole 24 Ore, ha rovinato un po' la festa all'Anas nel giorno della presentazione del Piano Investimenti, nella sede di Confindustria a Roma.

Il piano
Il piano, allegato al Contratto di programma Anas 2016-2020 (approvato dal Cipe l'8 agosto), prevede per i prossimi cinque anni investimenti per 29,5 miliardi di euro, di cui 6,1 miliardi per lavori già in corso o in fase di avvio e 23,4 miliardi per lavori di "nuova appaltabilità" (21,4 finanziati), cioè ancora da mettere in gara. Il presidente Gianni Vittorio Armani spiega che «la piena operatività del Contratto dovrebbe arrivare al più tardi entro l'anno, una volta formalizzata e pubblicata la delibera Cipe».
«Il piano investimenti - ha apprezzato il direttore politiche industriali di Confindustria Andrea Bianchi - dà per la prima volta certezza pluriennale di risorse; una forte attenzione al Sud; e alla manutenzione e innovazione tecnologica».
«Il nostro obiettivo - ci spiega Armani - è far salire gli investimenti dagli attuali 1,7 miliardi a tre miliardi l’anno». Ma sui tempi non si sbilancia più. Un anno l'Anas prevedeva di arrivarci già nel 2018, e di salire a 2,7 mld quest'anno. Ma il ritardo del governo nell'approvazione del nuovo Contratto ha costretto Armani a rinviare tutti i bandi per nuove opere. L'Anas ha puntato allora sulla manutenzione, 202 lotti in gara ad accordo quadro per due miliardi di euro, 80 aggiudicati per 465 milioni, e spesa effettiva salita da 278 a 420 milioni quest'anno. «L'accordo quadro - ha spiegato Adriana Palmigiano, direttrice Appalti - è stato lo strumento chiave che ci ha permesso di ripartire», in attesa del nuovo Contratto.

La lettera di Cantone
Ora però arriva la lettera di Cantone, nella quale in sostanza si conviene con il Mit che anche per gli accordi quadro si devono applicare le regole del nuovo Codice, e cioè l'obbligo di fare le progettazioni esecutive prima delle gare. «Con queste regole - ci spiega Armani - gli accordi quadro rischiano di perdere senso. Abbiamo gare per un miliardo di euro al momento congelate. Il problema è soprattutto su ponti e viadotti. Abbiamo 13mila ponti, e giustamente ci si chiede di fare quell'operazione di messa in sicurezza non fatta negli ultimi anni. Diventerebbe però difficile fare tutti i progetti esecutivi prima delle gare, finirebbe per allungare di molto i tempi di messa in sicurezza definitiva dei viadotti». Per gli interventi "più ordinari" - ragiona Armani - cioè manutenzione straordinaria di pavimentazione, segnaletica e impianti, «l'impatto potrebbe essere minore. Sia sui bandi in corso (potrebbero rientrare nelle deroghe al progetto esecutivo previste dalla fase transitoria del Codice) sia per il futuro: in questi casi fare prima della gara la progettazione esecutiva sarebbe possibile, anche se naturalmente dobbiamo capire che effetto questo avrebbe sui tempi di rilancio di gare e investimenti».

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