Appalti

Appalti, giudici di commissione con il bollino Anac

Commissioni delle gare di appalto pienamente indipendenti. Grazie a un nuovo elenco, tenuto dall’Autorità anticorruzione, che dovrà filtrare la gran parte delle giurie alle quali ogni giorno vengono sottoposte quelle che, tecnicamente, si chiamano «offerte economicamente più vantaggiose». Procedure nelle quali, cioè, non si giudica solo il prezzo ma la qualità della proposta. Questo albo nazionale, dopo essere finito in congelatore per quasi due anni, sta per essere sbloccato: il ministero delle Infrastrutture, di concerto con il Mef, ha appena firmato e protocollato il provvedimento che fissa i compensi dei commissari e che, di fatto, consentirà di mettere a punto il meccanismo. Una grande opportunità per i professionisti, tra i destinatari principali della misura.

L’indipendenza delle commissioni
La novità è tra i pilastri della riforma degli appalti (Dlgs 50/2016) e nasce per sterilizzare il rischio di legami ambigui tra dipendenti della Pa e imprese. Tutto parte da un principio: le «giurie» incaricate di assegnare tutti gli appalti pubblici (lavori, servizi e forniture) devono essere indipendenti. Per garantire questo risultato, il decreto 50 istituisce un albo nazionale, tenuto dall’Anac, al quale devono iscriversi i componenti delle commissioni. Ogni volta che si attiva una giuria, la Pa dovrà chiedere all’Anac l’invio di alcuni nominativi estratti dall’albo nazionale, tra i quali sorteggiare i propri esperti indipendenti. Solo in casi eccezionali sarà possibile usare esperti interni che, comunque, dovranno essere iscritti.
L’elenco, in questi due anni, è andato avanti a passi piccolissimi, soprattutto a causa della mancanza di un decreto attuativo, destinato a fissare tariffe di iscrizione e compensi dei commissari. Adesso il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio, di concerto con il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, ha finalmente firmato il testo, che ha anche una numerazione: 37 del 12 febbraio 2018.

La tariffa di iscrizione
La tariffa di iscrizione (annuale) all’albo sarà pari a 168 euro. A partire dal terzo anno sarà possibile rideterminarla, considerando il numero effettivo di iscritti e i costi totali della macchina. Non pagheranno i dipendenti pubblici, ma con un confine: dovranno limitarsi a svolgere la loro funzione in favore dell’amministrazione di appartenenza. Per effetto dell’iscrizione, gli esperti potranno accedere alle «giurie», incassando un compenso che dovrà essere parametrato alla complessità dell’appalto (vedi scheda). Al massimo sarà possibile ottenere 30mila euro lordi a procedura.

L’organizzazione del sistema
Compensi a parte, l’organizzazione del sistema viene lasciata all’Anac che, però, è già molto avanti. Ha, infatti, mandato in Gazzetta ufficiale il provvedimento (la linea guida n. 5) che individua l’altro aspetto strategico: la composizione dell’elenco. Al suo interno ci sarà, anzitutto, una classificazione per materia, che consentirà di individuare volta per volta gli esperti adatti in base ai contenuti del bando. All’albo potranno accedere professionisti iscritti al loro ordine di appartenenza, professionisti «non ordinistici», dipendenti pubblici, professori e ricercatori. Tutti dovranno dimostrare il rispetto di alcuni requisiti di base (vedi scheda) e saranno considerati incompatibili se non rispettano un livello minimo di moralità.
Il sistema si metterà in moto con la pubblicazione in Gazzetta del decreto, attesa a breve. A quel punto, scatterà un periodo di tre mesi durante il quale l’Autorità metterà a punto gli ultimi elementi tecnici di funzionamento della piattaforma di iscrizione e indicherà un termine a partire dal quale gli aspiranti commissari potranno iscriversi. Entro sei mesi totali, poi, l’albo andrà a regime e sarà dichiarato completamente operativo.

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