Appalti

Conte punta a velocizzare gli appalti pubblici

Partono da Palazzo Chigi le prove di semplificazione burocratica, a partire dagli appalti e dal ruolo dell’Anac sui fronti diversificati che vedono impegnata l’Autorità anticorruzione.
Questi temi sono stati ieri al centro di un super-vertice convocato dal premier Giuseppe Conte: l’incontro ha disegnato una sorta di task force intergovernativa, con il ministro dell’Economia Tria, il titolare della Giustizia Alfonso Bonafede, Giulia Buongiorno (Pubblica amministrazione), Danilo Toninelli (Infrastrutture) e Barbara Lezzi (Sud). Al tavolo, appunto, ha partecipato il presidente dell’Anac Raffaele Cantone, i cui rapporti con Palazzo Chigi sono girati al bello dopo lo “scontro diplomatico” iniziale seguito al discorso programmatico del premier in Parlamento.

Appalti, burocrazia e controlli non “paralizzanti” sono stati al centro di quello che è il primo incontro operativo nel tentativo di cura sblocca-investimenti. Il vertice di ieri intreccia l’agenda dettata martedì alle commissioni riunite Bilancio di Camera e Senato da Tria, che ha annunciato l’avvio a stretto giro di tre task force su fisco (Flat Tax), welfare (reddito di cittadinanza) e, appunto, investimenti e appalti.

Due i dati intorno ai quali gira il problema-investimenti. Nei tendenziali di finanza pubblica sono già presenti circa 150 miliardi di euro di investimenti nei prossimi 15 anni, e per 118 di questi il collegamento è con opere “immediatamente attivabili” almeno sulla carta. Il passaggio dalla teoria alla realtà, e qui arriva il secondo dato-chiave, mostra che per passare dal progetto alla realizzazione ci vogliono in media due anni per gli interventi micro (fino a 100mila euro di valore), e che il calendario si allunga a 15 anni di media per i lavori più importanti (a partire da 100 milioni di euro).

Il problema, insomma, non sono i soldi, ma il sentiero accidentato che li deve trasformare in opere pubbliche. Nel faccia a faccia con Cantone si è discusso di come trovare l’equilibrio fra l’esigenza di controlli e quella di evitare paralisi nei lavori: nel suo primo discorso alle Camere Conte aveva ipotizzato un sistema di verifiche preventive per le gare pubbliche, ma è ovvio che il principio va affinato per potersi tradurre in pratica. Ma l’Anac è solo un capitolo all’interno di un quadro che nel giudizio del governo si fa intricato soprattutto sul piano normativo, per effetto del Codice appalti del 2016 e del correttivo approvato l’anno successivo. «Il codice non è punitivo, è incomprensibile», aveva tagliato corto pochi giorni fa il vicepremier Luigi Di Maio.

L’orizzonte di interventi punta alla sessione di bilancio, ma non è escluso qualche provvedimento possa vedere la luce anche prima nel tentativo di riattivare lo «stimolo endogeno» alla crescita che rappresenta la prima emergenza nell’ottica di Via XX Settembre.

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