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Ponte Morandi: è impasse sul commissario, ora in campo anche Bucci

È passato un altro giorno, ma il supercommissario alla ricostruzione del ponte di Genova ancora non c’è. Mentre il presidente e Ad di Fincantieri Sistemi integrati, Claudio Gemme, ritiene di «essere ancora in pista», fonti di maggioranza sostengono che la sua candidatura sia appesa a un filo. E oltre al nome di Roberto Cingolani, direttore dell’Istituto italiano di tecnologia, ieri si è tornato a parlare di un incarico al sindaco Marco Bucci. Che però ha reagito alle indiscrezioni con scaramanzia: «Sono stati bruciati tanti nomi in questo modo, non vorrei che si bruciasse anche il mio». Aggiungendo però che con il decreto emergenze così com’è scritto «sarebbe impossibile lavorare».
L’impasse è comunque a Roma: è il premier Giuseppe Conte a dover firmare il decreto di nomina. Ma M5S e Lega faticano a trovare la quadra, con i leghisti infastiditi dal freno dei pentastellati su Gemme e i Cinque Stelle assai titubanti anche su Bucci, l’ex manager dal profilo internazionale salito alla guida del Comune con il sostegno del centrodestra.

La scelta del primo cittadino servirebbe a ricucire il rapporto con gli enti locali, sul piede di guerra contro il decreto, che ritengono povero di fondi e foriero di contenziosi. Ieri in Consiglio regionale è stato approvato all’unanimità un ordine del giorno del Pd che chiede l’istituzione di un tavolo tra istituzioni locali, parlamentari liguri, forze sociali ed economiche per dare vita a una “vertenza Genova” che modifichi il provvedimento, ora all’esame delle commissioni Trasporti e Ambiente della Camera. Il governatore Giovanni Toti, il più filo-leghista tra gli azzurri, ha “assolto” il premier da ogni responsabilità dei ritardi: «È serio, ma non è in una situazione facile, stretto tra due partiti». Toti è tornato alla carica sul decreto, criticando il sistema di risarcimento previsto e l’esclusione di Autostrade dalla partita della ricostruzione del viadotto, se non come mero finanziatore. La società ha già accettato di stanziare un milione di euro per coprire le spese di installazione dei sensori sui due monconi del ponte Morandi per monitorare la sicurezza dei palazzi sgomberati. Ma sul resto continua a tacere, in attesa di capire gli sviluppi.

Se Toti insiste perché il Governo ritorni a impegnarsi su Gronda e Terzo Valico (dal Dl sono stati cancellati 791 milioni di fondi aggiuntivi originariamente stanziati, in attesa che si concluda la valutazione costi-benefici sulle grandi opere), anche il Comune avanza le sue richieste. In Consiglio comunale ieri sono stati varati 41 Odg che invocano fondi certi proprio per il Terzo Valico, la velocizzazione delle opere per migliorare la viabilità ed efficientare il trasporto pubblico, più risorse per il porto rispetto ai 30 milioni già previsti, che però sono prelevati dal Fondo unico per i porti, quindi sottratti agli altri. Aperta anche la questione Amiu, l’azienda dei rifiuti che per il crollo del ponte ha subito la distruzione della base di Campi. Il Comune sollecita fondi per coprire gli extracosti, calcolati in oltre un milione e mezzo. «Di certo non aumenteremo la Tari», ha promesso il sindaco.

Continua, intanto, il lavoro della magistratura, dopo l’iscrizione nel registro degli indagati di Giovanni Proietti, dirigente del Mit. Al setaccio chat e mail dei dirigenti di Aspi, Spea Engineering, ministero e Provveditorato delle opere pubbliche. Mentre pesano come macigni le parole del docente del Politecnico di Milano, Carmelo Gentile, che ha accusato Autostrade e Spea. «Il progettista ha fatto valutazioni improprie, ma anche con quelle il ponte era da chiudere», ha detto al Pm Massimo Terrile. Oggi come testimone sarà sentito l’ingegnere di Spea Roberto Gentile, ma la società già replica: «Tutte le informazioni erano state rese disponibili a Gentile fin dall’inizio».

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