Appalti

Anac: mercato in ripresa, adesso solo correttivi mirati

Sono in netto aumento le risorse che il sistema dei bandi per la realizzazione di opere pubbliche mette in circolazione. A testimoniarlo è il rapporto sulle infrastrutture strategiche, presentato ieri, a cura dell’Ufficio studi della Camera in collaborazione con l’Autorità anticorruzione e il Cresme.

Il dato più rilevante riguarda le aggiudicazioni: si tratta dei bandi che, dopo la pubblicazione, chiudono il loro percorso e vengono assegnati a un’impresa. «Nei primi sei mesi del 2018 - si legge - c’è stata una crescita del numero di aggiudicazioni del 43%, mentre gli importi aggiudicati aumentano del 75%». Il monitoraggio - va precisato - riguarda le sole aggiudicazioni di appalti di lavori di importo superiore al milione.

Segnali positivi che riguardano anche i bandi, cresciuti nei primi sei mesi dell’anno del 53 per cento. E che il consigliere dell’Anac, Michele Corradino interpreta con uno sguardo rivolto al sistema di regole che governa gli appalti nel nostro paese: «Questi numeri vanno nella stessa direzione di quelli dell’Autorità anticorruzione, che parlavano di un aumento del 41% nel primo quadrimestre 2018. Guardando a queste cifre, è evidente che il mercato, dopo una crisi profonda, sta ripartendo. E questo porta a una considerazione». Quale? «Sarebbe grave se adesso facessimo la scelta di buttare il codice appalti a mare, proprio ora che il mercato si è ripreso».

Adesso che le pubbliche amministrazioni stanno dimostrando di averlo digerito, sarebbe un errore smontare il Dlgs 50 del 2016. Questo, però, non esclude la necessità di intervenire, come il governo sta progettando di fare. «Non neghiamo che servano dei correttivi, delle semplificazioni - prosegue Corradino -, ma l’impianto generale del codice deve rimanere».

Quali sono queste semplificazioni di cui il sistema ha bisogno? «La prima riguarda la progettazione. Con una premessa, per precisare la posizione dell’Anac: il divieto di appalto integrato va mantenuto». Peraltro sul punto, dopo le dichiarazioni di segno opposto della consigliera Ida Nicotra, anche il presidente Anac, Raffaele Cantone ieri ha spiegato alla Camera: «Ho sempre detto di essere contrario e resto contrario al ripristino dell’appalto integrato, perché ha manifestato in più occasioni di creare problemi».

Sull’affidamento congiunto di progettazione ed esecuzione, però, sono possibili aperture limitate, secondo Corradino: «Ci sono opere nelle quali c’è oggettivamente ben poco da progettare. Quando c’è un alto livello di standardizzazione, è possibile rinunciare al divieto di appalto integrato. Oppure, in alternativa, è possibile pensare a un progetto semplificato, che faciliti la vita delle Pa». In sostanza, è possibile allargare il perimetro delle eccezioni (già presenti nel codice attuale), senza però far cadere il principio generale del divieto.

Il secondo punto riguarda l’affidamento degli appalti basato sul prezzo più basso. Per il consigliere Anac, l’offerta economicamente più vantaggiosa (cioè, l’aggiudicazione basata sulla qualità delle offerte e non solo sul prezzo) «è un principio essenziale, perché premia le imprese che fanno sviluppo». Detto questo, però, «ci siamo resi conto - spiega Corradino - che ci sono opere e servizi nei quali non ha senso andare a valutare la qualità. Ancora una volta, parliamo di opere e servizi standardizzati».

In questi casi, addirittura, spesso le amministrazioni, per rispondere agli obblighi del codice, oggi strutturano gare con sistemi creativi che finiscono nel mirino dei giudici amministrativi. Ad esempio, facendo ricorso alle gare «sigillate»: procedure nelle quali a tutte le imprese viene attribuito lo stesso punteggio sulla qualità, con assegnazione di fatto basata solo sul prezzo. «Si potrebbero prevedere alcuni casi limitati nei quali, indipendentemente dall’importo della gara, sarà possibile usare il massimo ribasso». Con un’avvertenza - dice Corradino -: «Dobbiamo prevedere metodi antiturbativa, meccanismi anche matematici che ci garantiscano contro i cartelli delle imprese».

Oltre alle semplificazioni, però, per il consigliere Anac resta un tema centrale: attuare i pezzi del codice che sono rimasti sulla carta. Uno in particolare: il sistema di qualificazione delle stazioni appaltanti. Perché - conclude - «dobbiamo avere una Pa capace di stare sul mercato».

Il rapporto Camera-Cresme

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