Appalti

Tap, il cantiere è «congelato» in attesa dell’ok del governo

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È un rapporto così teso che non vogliono nemmeno i 12 milioni di progetti sociali e ambientali. A Melendugno (Lecce) il sindaco Marco Potì e i movimenti No Tap sono così imbufaliti contro il progetto di metanodotto che si rifiutano perfino di esaminare le proposte di contributi sociali e ambientali offerte invano dalla società Tap. La pista ciclabile? No. La sponsorizzazione all’associazione? Giammai. La ripulitura delle spiagge? No e poi no. Il concorso letterario? Macché. Per il sindaco, alla guida di 10mila abitanti, rinunciare ai 12 milioni è meglio che accettare l’ambiguità del compromesso.

Divario di stime

Diverse sono le stime di ricadute economiche che il metanodotto Tap potrebbe dare ai 10mila abitanti di Melendugno e al Salento una settantina di milioni. Forse peccava di ottimismo una ricerca di Nomisma Energia che qualche anno fa aveva calcolato che per i prossimi 50 anni il gasdotto Tap avrebbe portato al Pil pugliese un contributo complessivo di 380 milioni di euro (circa 8 milioni l’anno). Più facilmente, secondo le nuove stime, il valore del metanodotto per i leccesi potrebbe aggirarsi sulla sessantina di milioni, cui aggiungere 5 milioni l’anno (1,5 per il Salento) quando l’impianto sarà in funzione. Queste sono le cifre da confrontare con il “rovescio della medaglia”, cioè il disagio che sarà creato dal passaggio della tubatura attraverso le campagne sassose e calcaree del Leccese e dell’agro di Brindisi. Ma se nel contenzioso sulla condotta gli abitanti rifiutano i progetti sociali e ambientali da 12 milioni offerti dalla società Tap, al tempo stesso i comitati No Tap di Melendugno accettano con piacere le sottoscrizioni. L’associazione Tumulti propone un Iban di solidarietà per finanziare le manifestazioni No Tap di ogni lunedì come quella del 5 ottobre a Otranto, del 12 ottobre a Brindisi e del 22 ottobre a Gallipoli. Le Mamme No Tap vendono un libretto di testimonianze solidali.
Nel bar Roma, al civico 31 della centralissima via Roma, tra il banco gelati e le pregiate ceramiche artigianali messe in vendita c’è un salvadanaio:  «È la nostra Cassa di resistenza No Tap», avverte Silvano R. («niente cognomi, per piacere»). Chi scrive ha contribuito alla causa facendo tintinnare 1,10 euro nel salvadanaio No Tap.

La conduttura senza fine

Il Tap è un metanodotto del cosiddetto Corridoio Sud che con 4,5 miliardi di investimento serve a portare in Europa il gas estratto in Azerbaigian dai giacimenti sotto il fondo del mar Caspio. La tubatura attraversa la Georgia, percorre in Turchia le montagne dell’Anatolia, passa i Dardanelli, attraversa la Grecia e le montagne dell’Epiro fino alla costa albanese. Tutto questo tratto è stato già posato e in completamento. Poi la tubazione s’immergerà nell’Adriatico per toccare il suolo italiano nel mare di fronte a San Foca, frazione di Melendugno, provincia di Lecce, Puglia. Dal mare il tubo arriverà fino al futuro terminale di ricezione a 8 chilometri nell’interno, dove finirà il Tap propriamente detto. Un’altra società, la Snam, dovrà posare altri 56 chilometri di tubazione attraverso il Salento per arrivare fino al gasdotto della dorsale nazionale a Brindisi.

I cantieri congelati

Nel resto del tracciato ormai si è alle rifiniture con il pennellino fine, ma il riottoso tratto italiano non c’è ancora. È tutto pronto per partire, ma è congelato. I lavori erano programmati per due settimane fa. La nave-officina Adhémar del Saint Venant, bandiera lussemburghese, è ormeggiata nel porto di Brindisi, molo Costa Morena, pronta a partire per posare le opere a mare; nei giorni scorsi i tecnici hanno imbarcato sul ponte coperta i materiali. Sulla banchina del porto sono allineati i tubi formeranno la conduttura sottomarina fino all’Albania. «Sono 9.048 tubi lungi 12 metri del diametro di 36 pollici, pari a 0,91 metri», avverte con precisione ingegneristica Federica D. («Niente cognomi, per piacere»). A Melendugno nel cantiere di San Basilio, dove resiste un presidio di appena una dozzina fra tecnici e operai, è pronto l’alloggiamento in cui la talpa scaverà sotto le dune costiere e sotto la spiaggia una galleria nella quale fare scorrere la tubazione sottomarina e collegarla con quella terrestre. «Il tunnel del diametro di 3 metri sarà scavato da una fresa Herrenknecht modello Tbm Avnd2000Ab», precisa l’ignegner Ernesto S. («Niente cognomi, per piacere»).

Rapporti di forza

Che manca? Dal punto di vista formale c’è tutto, ogni timbro e ogni firma. I cantieri della sponda italiana potrebbero partire oggi, in questo momento. Quello che manca è un diverso via libera, esclusivamente politico, un via libera di opportunità e di consenso non previsto da alcuna legge se non quella dei rapporti di forza.
Oggi il ministero dell’Ambiente manderà a Palazzo Chigi una “nota di trasmissione” sulla correttezza della procedura fin qui seguita nei lavori per il gasdotto. Sarà il Governo in modo impersonale a valutare se il cantiere sarà scongelato o se vorrà allungare ancora i tempi verso quello che gli ingegneri chiamerebbero un asintoto senza fine.

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