Appalti

Speciale Manovra/4 - Centrale progetti, cantiere di 6 mesi

Tra le scommesse più ambiziose della legge di bilancio per rianimare la crescita zero appena certificata dall’Istat c’è la possibilità che la ripartenza degli investimenti pubblici si faccia sentire già dal prossimo anno. Ma l’incognita-tempi è concreta, e rafforzata dalla versione definitiva della manovra. I fondi aggiuntivi non bastano perché per accelerare davvero servono competenze più solide e processi più snelli, ha ripetuto il governo sulla scia delle considerazioni che già si sentivano nella scorsa legislatura. Il primo motore per il cambio di ritmo è individuato nella «centrale di progettazione delle opere pubbliche», la versione aggiornata del “genio civile” che dovrebbe offrire alle amministrazioni centrali e locali progetti chiavi in mano, modelli standard assistenza tecnica negli appalti.

Ma per organizzarla serve un decreto del Presidente della Repubblica. E per il decreto, spiega l’articolo 15 comma 6 della legge di bilancio depositata in Parlamento, ci sono sei mesi di tempo dall’entrata in vigore della manovra. Il traguardo, insomma, è fissato al 30 giugno 2019. Con una tempistica simile, diventa complicato far sentire davvero la ricaduta degli investimenti sul Pil già dal prossimo anno.
Anche perché il regolamento dovrà risolvere questioni non da poco, tra cui la definizione delle «misure per coordinare le attività della Centrale con le attività di progettazione svolte dagli organi tecnici del ministero delle Infrastrutture e della Consip».

Proprio il raccordo con le altre strutture è stato al centro negli ultimi giorni di un braccio di un braccio di ferro fra Palazzo Chigi e il ministero dell’Economia che ha lasciato nel testo della manovra tracce evidenti. Di bozza in bozza, la Centrale ha perso peso, passando dai 500 dipendenti previsti all’inizio ai 300 della versione finale. E ha guadagnato in autonomia, anche se il collegamento con il Demanio resta perché i 100 milioni all’anno necessari a farla funzionare saranno assegnati all’Agenzia. Ad affiancarla c’è una cabina di regia, che però non ha più le vesti di struttura di missione del Mef perché la nuova «Investitalia» (costo di 25 milioni all’anno, contingente di personale non definito) opererà «alle dirette dipendenze di Palazzo Chigi». E a sua volta dovrà coordinarsi con la Cabina di regia «Strategia Italia» appena creata dall’articolo 40 del decreto Genova.

Il rilancio degli investimenti pubblici dovrà farsi largo in questo traffico di coordinatori. Anche per raggiungere cifre messe a bilancio che fra riprogrammazioni e definanziamenti sono più modeste rispetto ai 6 miliardi dei due fondi: gli investimenti fissi diretti della Pa nel 2019 restano fermi (anzi scendono di 51 milioni, l’1%, rispetto ai programmi). E i contributi agli investimenti delle Pa aumentano di 1,6 miliardi, divisi a metà fra amministrazione centrale ed enti locali.

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