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Il Dl Genova è legge, ora la sfida è sui tempi per il ponte

La sfida adesso è sui tempi. A tre mesi dal crollo del Ponte Morandi, il decreto Genova è legge. L’Aula del Senato ha approvato il provvedimento con 17 sì, 49 no e 53 astensioni Mancano 10 voti tra i pentastellati ma sono ininfluenti perchè Fdi, il partito di Giorgia Meloni, come già aveva fatto alla Camera si è schierato a favore e Fi si è astenuta. Il centrodestra insomma più o meno si ricompatta mentre tra i Cinque stelle l’aria è da resa dei conti contro il drappello dei dissidenti. Danilo Toninelli esulta con il pugno alzato provocando la reazione di tutte le opposizioni. «Ho gioito per i genovesi» si difende il ministro delle Infrastrtture che nel frattempo aveva inviato un whatsupp agli sfollati per annunciargli il via libera.

La presidente del Senato Elisabetta Alberti Casellati, cerca di riportare l’ordine nell’aula richiamando tanto Toninelli quanto i senatori che erano scattati in piedi contro di lui. Una bagarre come se ne sono viste spesso ma decisamente stonata in una giornata in cui incombe la presenza di quei 43 morti («avrei voluto più rispetto», stigmatizza la Casellati)sanata solo parzialmente dal minuto di silenzio a fine seduta chiesto dal Pd e a cui si sono associati gli altri gruppi. Soddisfatto il premier Giuseppe Conte: «Il Governo è al vostro fianco, Genova si rialza».

In realtà il decreto per Genova strada facendo si è trasformato anche in quello per Ischia e per altre norme(come quella sui fanghi di depurazione in agricoltura) che con la ricostruzione del Ponte e gli aiuti agli sfollati non hanno niente a che vedere. Tant’è che su 46 articoli solo i primi 16 sono riferiti direttamente all’emegenza provocata dal crollo del Ponte Morandi. E proprio le parti del decreto extra Genova sono state quelle più criticate non solo dalle opposizioni ma anche e soprattutto dai dissidenti M5s.«Chi ha promosso questi provvedimenti, violando i valori fondanti e i principi etici del M5S, dovrebbe almeno chiedere scusa» sostengono i senatori pentastellati Lello Ciampolillo e Saverio De Bonis. Nel mirino in particolare «il condono di Ischia» e i nuovi parametri sui fanghi. Su Ischia già in commissione era emersa l’opposizione di Gregorio De Falco e Paola Nugnes ribadita ieri dalla mancata partecipazione al voto per la sanatoria sull’isola prevista dall’articolo 25 voluta fortemente da Luigi Di maio. Ma il leader M5s respinge le accuse e le insinuazioni: «Non ho nessun interesse personale, nessun conflitto di interessi», attacca, insistendo che a non è previsto alcun condono. Da Ischia nel frattempo fanno sapere che le abitazioni coinvolte saranno circa duemila.

La Lega evita accuratamente di parlare della sanatoria. Gli 8 assenti del Carroccio sul voto finale si fa sapere sono «tutti giustificati». Il partito di Matteo Salvini punta tutto su Genova, guidata come la Regione da una giunta di centrodestra con la Lega primo partito. «Oltre 600 milioni saranno a disposizione del commissario alla ricostruzione Bucci per dare risposte agli sfollati, alle imprese, alla portualità e ai lavoratori», scrive il viceministro delle Infrastrutture, il leghista Edoardo Rixi che ci tiene anche a far sapere che Autostrade ha già messo a bilancio 350 milioni che «penso intenda mettere a disposizione per il ponte». Il decreto prevede infatti che l’onere della ricostruzione gravi su Autostrade che però è estromessa dalla fase di progettazione e realizzione. Una scelta che per alcuni, a partire dal governatore ligure Giovanni Toti, rischia di allungare i tempi. «Da oggi sono il signore che gira la clessidra, conto i granelli che scendono», dice Toti critico anche con il suo partito, Forza Italia, perchè anzichè votare il decreto si è limitato all’astensione. E a proposito di autostrade, il ministro Toninelli sottolinea che i pedaggi diminuiranno grazie alle norme del decreto che “puniscono” i concessionari che non investono.

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