Fisco e contabilità

Spazi finanziari, richieste entro il 30 aprile - Ma le Regioni «dimenticano» l’orizzonte pluriennale

di Daniela Ghiandoni ed Elena Masini

Scade il 30 aprile il termine per la comunicazione da inviare alla regione per cedere o acquisire spazi finanziari idonei a rideterminare l'obiettivo del pareggio di bilancio, secondo la nuova disciplina delle intese regionali introdotta dal Dpcm 27 febbraio 2017, attuativo dell'articolo 10, comma 5, della legge 243/2012.

Le intese regionali.
L'alleggerimento dei vincoli di finanza pubblica per rilanciare gli investimenti locali attraverso la nuova disciplina del pareggio di bilancio è uno degli obiettivi dichiarati dal legislatore, che trova nelle intese regionali un importante strumento attuativo. Esse infatti rappresentano un sistema di redistribuzione degli spazi finanziari tra gli enti locali della regione e tra regione ed enti locali, attraverso il quale è possibile cedere o acquisire capacità di realizzazione di investimenti mediante utilizzo di avanzo di amministrazione ovvero indebitamento. Le intese regionali presentano sostanziali differenze rispetto al vecchio patto regionalizzato, volte ad aumentarne l'efficacia e ridurre il cosiddetto overshooting:
Innanzitutto la sua attuazione è obbligatoria per le regioni, che in caso di inerzia subiranno l'intervento sostitutivo dello Stato. Nel 2017, infatti, a differenza dello scorso anno, quasi tutte le regioni hanno attivato il percorso che condurrà entro il 31 maggio alla rideterminazione degli obiettivi degli enti aderenti. La richiesta/cessione di spazi può riguardare non solamente l'esercizio in corso, ma anche gli esercizi successivi, fino a un massimo di cinque (articolo 2, commi 2 e 3). Questo consente agli enti di “programmare” e “attuare” in coerenza con i vincoli di finanza pubblica opere finanziate con mutuo che impattano su più esercizi, superando così un fortissimo limite rispetto al passato. Il recupero degli spazi ceduti/acquisiti può avvenire su un arco temporale massimo di cinque anni e non più solamente di due anni, fermo restando l'obbligo per il primo anno di recuperare almeno il 50% degli stessi (articolo 2, commi 11 e 12).
Questa maggiore flessibilità consente agli enti di effettuare investimenti di più forte impatto sul bilancio, dato che il loro “ammortamento” in termini di vincoli di finanza pubblica potrà essere spalmato su un maggiore numero di esercizi, compatibilmente con le disponibilità indicate dagli enti che hanno ceduto spazi. Solo le richieste di spazi non soddisfatte attraverso le intese regionali possono accedere al patto di solidarietà nazionale.

Orizzonte pluriennale
Una delle novità maggiormente qualificanti del nuovo sistema di flessibilizzazione dei vincoli di finanza pubblica introdotti dal Dpcm del 22 febbraio 2017, quindi, è rappresentato dalla possibilità per gli enti di richiedere o cedere spazi per più annualità e non solamente per l'esercizio in corso, come pure quella di recuperarli su più esercizi (fino ad un massimo di cinque) salvo l'obbligo di caricare sul primo esercizio successivo almeno il 50% della quota. La programmazione pluriennale nello scambio degli spazi è decisiva per far ripartire gli investimenti e, allo stesso tempo, per restituire certezza e credibilità all'attività di programmazione degli enti, ancora troppo appiattita sulle logiche della competenza finanziaria pura. È evidente infatti che la realizzazione delle opere finanziate con mutuo abbraccia quasi sempre due o più esercizi e quindi genera una spesa che, gravando sul pareggio di bilancio quando maturano gli impegni, può aver bisogno di acquisire spazi su base pluriennale, se quelli a disposizione dell'ente non sono sufficienti. Solo in questo modo amministratori e responsabili finanziari sono in grado di avviare le opere in piena coerenza con i vincoli di finanza pubblica e con le norme contabili. Ciononostante diverse regioni, nel dare attuazione al Dpcm, stanno limitando la richiesta di spazi al solo esercizio 2017, senza applicare pedissequamente le norme del decreto o le stesse indicazioni fornite dalla Ragioneria generale dello Stato nella circolare n. 17/2017. Questa scelta, legata probabilmente alla novità dell'istituto e alla necessità di adeguare gli strumenti, anche informatici, rischia di depotenziare l'efficacia delle intese regionali per il rilancio degli investimenti, in quanto preclude la possibilità di avviare spese finanziate con debito che impatteranno su più esercizi ovvero costringe gli enti a forzare la programmazione caricandola tutta sul 2017, con il rischio di richiedere più spazi di quelli necessari e, conseguentemente, di non utilizzarli.

Le verifiche
Per questo motivo la quantificazione degli spazi da cedere/acquisire deve discendere da un puntuale processo di programmazione delle opere da realizzare, attraverso cui gli amministratori devono scegliere in maniera univoca gli investimenti da realizzare e gli uffici tecnici individuare tempi realistici di attuazione, avendo consapevolezza del fatto che per le opere finanziate da avanzo gli spazi si “consumano” anche attraverso il fondo pluriennale vincolato e quindi è sufficiente entro il 31 dicembre avviare le procedure di affidamento, mentre per le opere finanziate da debito sono solamente gli stati di avanzamento lavori che conducono al loro utilizzo. Non va infine dimenticato che la richiesta di spazi finanziari può essere presentata solamente nel caso in cui l'ente non disponga di margini strutturali propri per la realizzazione degli investimenti, rappresentati dal Fondo crediti di dubbia esigibilità e altri accantonamenti destinati a confluire nel risultato di amministrazione (con esclusione del fondo di riserva), dalle quote di capitale di rimborso dei prestiti, dalla quota di disavanzo di amministrazione a carico del bilancio, oltre che dagli effetti dei patti di solidarietà del 2016 e 2015. Né la normativa né la circolare 17/2017 della Ragioneria generale evidenziano l'attivazione di particolari verifiche in ordine a questa condizione preliminare. È da ritenere quindi che essa possa considerarsi assolta attraverso il prospetto di coerenza del bilancio di previsione con il pareggio, prospetto che potrà contemplare le spese da finanziare mediante applicazione di avanzo o ricorso al debito per la realizzazione delle opere solamente grazie al peggioramento del saldo conseguito attraverso il patto regionalizzato.

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