Fisco e contabilità

Upb: a rischio gli impegni sulla riduzione del debito

La discesa del debito pubblico prevista nel quadro programmatico appena elaborato dal governo nell’ultimo Def non è sufficiente per rispettare la «regola numerica» imposta dai trattati europei nel 2018-20.
A rilanciare l’allarme è stato l’Ufficio parlamentare del Bilancio, l’Authority sui conti pubblici che ieri ha presentato il nuovo rapporto sulla programmazione di bilancio in cui formalizza i contenuti delle ultime audizioni sul Def. 

Politica monetaria
Secondo l’Upb, in particolare, sulla possibilità di realizzare davvero il calo del debito pesano almeno tre rischi: il primo è legato alla prospettiva dell’esaurimento della politica monetaria ultra-accomodante della Bce già dal 2018, che finora ha tenuto artificialmente bassi gli interessi sulle nostre emissioni di debito pubblico. Il secondo rischio nasce dalla possibilità di non centrare gli obiettivi, pur ridotti da otto a cinque miliardi, assegnati al piano di privatizzazioni inciampate nelle difficoltà di mercato e nelle incertezze politiche.

C’è poi da considerare il quadro macro-economico, che poggia su una crescita dell’1,1% del Pil nel 2018 giudicata plausibile dall’Upb, che infatti l’ha validata, ma collocata comunque nella parte più alta della forchetta delle previsioni.

Pienamente in linea con le regole Ue è invece l’andamento previsto per il saldo strutturale, cioè la differenza fra entrate e uscite del bilancio pubblico al netto delle una tantum e degli effetti della congiuntura. Per centrare l’obiettivo scritto nel Def, ricordano però i tecnici dei conti, serve un aggiustamento da un punto di Pil (17 miliardi) nella prossima legge di bilancio, all’esame del Parlamento in autunno quando l’attesa pre-elettorale comincerà a farsi sentire parecchio. L’obiettivo non ufficiale del governo, in realtà, è quello di spuntare nuovi margini di deficit per il prossimo anno nella trattativa con l’Europa ma, come ricorda l’Upb, in calendario c’è il «pareggio strutturale» di bilancio che secondo il Def sarà raggiunto nel 2019: più deficit l’anno prossimo, in sostanza, imporrebbe una correzione ancora più dura nel successivo.

Investimenti
Nella trattativa con Bruxelles sulle regole del fiscal compact pesa in negativo, come conferma l’Upb, anche il «non pieno utilizzo» della clausola di flessibilità per gli investimenti, che nel 2016 ha portato all’Italia 4,2 miliardi di spazi aggiuntivi in cambio di un incremento della spesa per gli investimenti pubblici che però non si è realizzato (la voce è calata del 4,5%, come conferma l’Authority). Ambizioso, poi, è giudicato l’obiettivo del governo di realizzare almeno un miliardo l’anno nella Pa centrale con la prima prova sul campo della spending strutturale disciplinata dalla riforma de
lla legge di bilancio.

Rapporto sulla programmazione di bilancio 2017

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