Fisco e contabilità

Intanto la riforma dei bilanci societari raddoppia il lavoro per le partecipate

di Daniela Ghiandoni ed Elena Masini

Nella seduta del 3 maggio 2017 la Commissione Arconet ha affrontato il problema derivante dall'adeguamento dello schema di bilancio consolidato previsto dall'allegato 11 al Dlgs 118/2011 (oltre che, ovviamente, degli schemi di conto economico e stato patrimoniale correlati) al nuovo schema di bilancio delle società private approvato con il Dlgs 139/2015. Fermo restando l'impossibilità, per il 2016, di procedere a qualsiasi modifica, la Commissione ha ritenuto di non adeguare gli schemi nemmeno per il 2017 e successivi, alla luce delle difficoltà sottese all'avvio della contabilità economico patrimoniale che stanno incontrando gli enti. È evidente infatti come la modifica per il 2017 o il 2018 dello schema del consolidato implicherebbe la correlata modifica del conto economico e dello stato patrimoniale, oltre che l'aggiornamento dei relativi piani dei conti, modifica che renderebbe ancora più complesso e difficoltoso il processo di avvio della contabilità economico-patrimoniale. Come superare quindi questo scoglio? Secondo la Commissione per superare il disallineamento gli enti dovranno fare riferimento alle informazioni contenute nella nota integrativa e nella relazione sulla gestione e richiedere al contempo alle società uno schema di riclassificazione delle poste dei propri bilanci secondo lo schema previgente.

Le implicazioni operative
Se la soluzione individuata da Arconet ha il vantaggio di ridurre al minimo l'impatto delle novità normative sugli enti, in quanto bypassa la modifica di schemi contabili al loro debutto, dall'altro finisce inevitabilmente per appesantire ancora una volta la gestione amministrativo-contabile degli enti territoriali e delle partecipate. Il consolidamento infatti presuppone la “riclassificazione” dei bilanci da parte delle società secondo il vecchio schema (uguale a quello utilizzato dagli enti territoriali) e la messa a disposizione delle necessarie informazioni nella nota integrativa. Gli enti quindi dovranno immediatamente attivarsi a richiedere alle società la riclassificazione del bilancio secondo il vecchio ordinamento, attività questa che dovrà essere garantita anche a regime e per la quale potranno essere impartite apposite direttive. Richiesta che potrebbe non trovare agevole riscontro, soprattutto quando la controparte pubblica non ha il controllo societario (mentre nel 2016 sono partecipate le società a totale partecipazione pubblica affidatarie di servizi pubblici locali, dal 2017 il gruppo comprenderà anche le società nelle quali l'ente ha una partecipazione superiore al 20%). Inevitabilmente tutto ciò finirà per appesantire ancora una volta la gestione amministrativo-contabile degli enti territoriali e delle stesse partecipate e ciò provocherà un prevedibile flop del consolidato, causato dalla mancanza dei necessari allineamenti. A rendere ancor più grave il problema c’è il fatto che la mancata approvazione del consolidato 2016 entro il 30 settembre (come pure il mancato invio dei suoi dati alla Bdap entro 30 giorni) comporterà per gli enti il blocco totale delle assunzioni

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