Fisco e contabilità

Sicilia, giudizio sospeso sui conti regionali

La Corte dei conti «sospende il giudizio» sul consuntivo 2016 della Regione Sicilia, e la giunta guidata da Rosario Crocetta si trova al centro di un nuovo vortice e di una corsa contro il tempo per provare a convincere i magistrati della legittimità del bilancio: martedì è stata convocata una riunione di Giunta per studiare le contromosse, che dovranno essere formalizzate entro il 10 luglio in vista del giudizio definitivo in programma per il 19.

La camera di consiglio-lampo
Con un colpo a sopresa, che ha cancellato all’improvviso una certa ritualità tipica dei giudizi di parificazione dei bilanci davanti alle sezioni regionali della Corte dei conti, ieri mattina il Procuratore generale d’appello della sezione Sicilia, Pino Zingale, ha chiesto di negare il via libera della Corte al bilancio 2016. I magistrati si sono allora riuniti in una camera di consiglio-lampo, decidendo alla fine la strada della sospensione. Il verdetto, insomma, slitta di 20 giorni.
La mossa è stata inattesa, al punto da essere prevista solo nella requisitoria orale e non in quella scritta depositata agli atti, ma non del tutto: alla “cerimonia” non era presente né il governatore Crocetta, che dai magistrati ha mandato la sua vice Mariella Lo Bello, né l’assessore al bilancio Alessandro Baccei, che ora dovrà sbrogliare in fretta la matassa.

L’assenza dei fondi obbligatori
Alla base del «non possumus» pronunciato ieri dai magistrati contabili c’è l’assenza, nel rendiconto 2016 approvato dalla Regione, di tre fondi obbligatori a copertura dei rischi. Non sono pervenuti ai radar, infatti, il fondo a copertura dei rischi legali, nonostante il contenzioso infinito che vede impegnata la Regione Sicilia, quello per le perdite delle società partecipate e quello sulle «passività potenziali», a partire dal mark to market negativo dei derivati stipulati a suo tempo con Nomura, Merrill Lynch, Bnl, Deutsche Bank e Unicredit.
Si tratta di contestazioni pesanti anche perché, come sottolinea Zingale nella requisitoria, non è in gioco una «mera inattendibilità» dei dati, ma una «vera e propria irregolarità del rendiconto, in quanto è stata omessa una valutazione imposta dalla legge». Ma c’è di peggio. Nel suo esame, infatti, la Corte mette in discussione le coperture individuate dalla Regione per il maxi-disavanzo da 5,9 miliardi di euro. Poco più di due miliardi, secondo il rendiconto, sarebbero coperti da «presunti avanzi futuri» generati dalla reimputazionedi stanziamenti in entrata e in spesa, ma è sufficiente l’analisi delle operazioni di “pulitura” dei conti dalle entrate non riscosse e dalle spese non effettuate per capire che i risultati delle reimputazioni dovrebbero essere decisamente più modesti. Ancora più critica è l’idea di coprire altri 2,6 miliardi con il fondo anticipazione di liquidità, che in pratica utilizzerebbe un prestito per migliorare strutturalmente i conti.

La requisitoria orale del Procuratore generale d'Appello per la Regione Siciliana

La requisitoria del Procuratore generale d'Appello per la Regione Siciliana

L'appendice alla requisitoria del Procuratore generale d'Appello per la Regione Siciliana

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