Fisco e contabilità

La nuova Agenzia della Riscossione punta sui database

Non chiamatelo “Grande fratello”, semplicemente perché non lo è. Anche per la riscossione parte una nuova sfida. Un utilizzo delle banche dati per mirare meglio e in modo più incisivo alla riscossione delle imposte. L'obiettivo è stato messo nero su bianco dal decreto fiscale collegato alla manovra dello scorso autunno e ora con l'addio a Equitalia e il debutto del nuovo ente pubblico economico Agenzia delle entrate – Riscossione sta per diventare realtà. L'obiettivo non era attaccare indiscriminatamente i conti correnti, coma da più parti paventato. Anche perché la norma che consente azioni esecutive sui rapporti finanziari dei debitori non è cambiata ed è operativa già dal 2005. Piuttosto la nuova prospettiva può essere riassunta nel «non agire più a “fari spenti”» come aveva spiegato Ernesto Maria Ruffini, allora nelle vesti di amministratore delegato di Equitalia, davanti ai deputati della commissione Finanze di Montecitorio a inizio a prile.

Gli obiettivi
Del resto, proprio al relazione tecnica che accompagnava il decreto fiscale aveva messo nero su bianco l’obiettivo da raggiungere: ribaltare l’indice di successo nei pignoramenti effettuati. Il che non vuol dire fare più pignoramenti, anzi pur non essendoci un numero ufficiale la tendenza di fondo sembra essere quella di una riduzione del loro numero rispetto al recente passato. È proprio l’obiettivo finale che cambia e probabilmente sta già cambiando. Come più volte indicato dalla stessa Equitalia sui pignoramenti in banca l’esito positivo per l'agente non è mai andato oltre il 20 per cento. E afronte di uno scarso risultato in termini di recupero si aggiunge anche quella che può essere definita come una vera e propria “beffa” per il contribuente poiché in qualche circostanza il “blocco” di tutti i conti intestati al debitore ha prodotto soltanto l’effetto di paralizzarne l’attività.

Le banche dati
Il supporto e l’incrocio delle banche dati è stato quindi pensato proprio come uno strumento in più per andare a puntare chi “occulta” i patrimoni per non pagare il dovuto al Fisco o gli altri enti creditori ed evitare azioni “spropositate” (considerando gli importi in gioco) nei confronti dei piccoli debitori. In effetti i nuovi strumenti - ossia l’accesso alle banche dati già consultabili dall’agenzia delle Entrate - come ad esempio la Superanagrafe dei rapporti finanziari (con i dati di sintesi dei conti bancari: saldo a inizio e fine anno, totale dei movimenti in entrata e uscita, giacenza media) possono davvero evitare di procedere in modo chirurgico. Fatto sta, però, che un po’ cambia la funzione per cui erano state inizialmente progettate. La Superanagrafe era finalizzata per effettuare un’analisi preventiva del rischio evasione, quindi per individuare quelle posizioni da approfondire in termini di controllo. Ora il suo impiego arriva al termine della “filiera fiscale” e dovrà servire a evitare che i controlli, gli accertamenti e poi le cartelle emesse si rivelino degli atti infruttuosi con dei carichi affidati per la riscossione che poi non riescono a essere recuperati. Problema purtroppo estremamente serio se si pensa che la riscossione in realtà è una piramide rovesciata. Come ha fatto notare la Corte dei conti nell’ultima relazione generale sul rendicontogenerale dello Stato, dei poco più di 1.135,6 miliardi affidati alla riscossione tra il 2000 e il 2016 soltanto «51,9 miliardi rappresentano la quota sulla quale le azioni di recupero potranno ragionevolmente risultare più efficaci». Stiamo parlando di appena il 4,6 per cento.

Ecco perché le banche dati aggiuntive potrebbero servire a intervenire prima che la piramide si assottigli. Naturalmente con le dovute cautele che il trattamento di dati così delicati richiedono. Tanto è vero che lo Statuto della nuova Agenzia della riscossione ha stabilito che «la condivisione delle banche dati e delle informazioni necessarie per lo svolgimento del servizio della riscossione» siano regolati da una convenzione con le Entrate.

Per il resto, c’è comunque già un patrimonio informativo di cui già disponevano i concessionari della riscossione. Alla fine della scorsa legislatura la commissione parlamentare di vigilanza sull’Anagrafe tributaria presieduta da Maurizio Leo contò ben 128 banche dati in tutta l’amministrazione finanziaria e di queste ben 24 in “carico” alla riscossione in senso ampio tra concessionari, giustizia e servizi (le principali sono riportate nella grafica a lato). Finora resta l’ultimo monitoraggio ufficiale ma fa capire che tutta la filiera del Fisco italiano ha già una buna base per guardare al futuro.

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