Fisco e contabilità

La chance del Fisco che diventa consulente

Le dichiarazioni che accompagnano la proposta di riorganizzazione dell'agenzia delle Entrate sono molto interessanti e, per certi versi, rivoluzionarie. Alla base del progetto vengono messi in primo piano i contribuenti, le famiglie e le imprese. Questo poichè l’ottica dovrebbe diventare quella del servizio, della trasparenza, della assistenza e consulenza. La struttura si comporrebbe di due nuove divisioni (Contribuenti e Servizi) e sette direzioni centrali con un rafforzamento delle funzioni strategiche di indirizzo e di controllo del direttore dell’Agenzia.
Vista la portata della riforma, l’interrogativo che è necessario porsi è se saranno realmente sufficienti queste linee guida e le modifiche organizzative di alcuni uffici e funzioni per trasformare il cuore dell’amministrazione finanziaria e dotare il nostro Paese, finalmente, di un fisco moderno, efficiente e vicino al cittadino. Come ci ricorda Luigi Einaudi, un profondo conoscitore della macchina burocratico-amministrativa italiana, dovremmo sempre tenere a mente che «altro è comandare una cosa, altro è ottenere che quella cosa si faccia».

Alcune considerazioni
Una prima considerazione è che l’avvicendamento al vertice dell’Agenzia ha creato un grande fermento nella direzione del cambiamento e che certe tematiche stanno diventando centrali nella policy dell’ente di via Cristoforo Colombo. Questi elementi, senza dubbio positivi e in larga parte presenti anche nella nuova Convenzione con il Mef per il triennio 2017/21019, sono però frutto di un tentativo di “autoriforma”, gestito e diretto dallo stesso Ernesto Maria Ruffini e dai suoi collaboratori. Quello che sembra mancare è però un chiaro disegno politico che sia di fondamento per questa nuova Agenzia in cui si trovi il giusto spazio per la funzione di “consulente” delle imprese e dei contribuenti onesti che intendono pagare la corretta misura di tributi. Per raggiungere gli obiettivi connessi a questa funzione (l’unica vera strada per aumentare in modo significativo la compliance) andrebbero effettuati investimenti, anche per la formazione del personale, in modo che questo sia in grado di porsi in modo semplice e collaborativo, dando risposte a chi ne faccia richiesta con equilibrio, tempestività e trasparenza. La classe politica dovrebbe quindi riflettere sull’importanza di questa diversa professionalità che viene messa al centro del nuovo schema di Agenzia, a supporto dello sviluppo economico e della crescita sociale del nostro Paese. Vanno quindi fornite adeguate risorse finanziarie, ma soprattutto i necessari strumenti legislativi. Quello che manca sul piano normativo per evitare il rischio di uno svuotamento di alcuni dei significati più rilevanti della modifica d’indirizzo progettata è, anzitutto, una profonda revisione del sistema degli adempimenti tributari. Senza questo tassello ogni tentativo di avvicinamento fra fisco e cittadino rischia di essere vano. La riforma più urgente in materia fiscale è quella di una vera e drastica semplificazione con un calendario tributario stabile, una forte riduzione del numero degli adempimenti e dei versamenti, l’accorpamento di alcuni tributi minori e, soprattutto, l’abbattimento dei costi amministrativi a carico dei contribuenti. La pressione fiscale non si misura soltanto in relazione alle imposte pagate, ma anche sulla base del numero e dell’onerosità amministrativa degli adempimenti che gravano sul cittadino. Oltre al pilastro della consulenza il progetto di riforma si basa sul rafforzamento della prevenzione e della lotta all’evasione fiscale. Anche su questo punto, che a causa del combinato effetto della crisi congiunturale e finanziaria e degli scarsi risultati della spending review ha assunto negli anni un ruolo sempre più centrale della funzione dell’Agenzia, la semplificazione farebbe risparmiare risorse umane e tecniche che potrebbero essere meglio impiegate nel recupero del gettito. Un radicale cambio d’indirizzo deve essere pensato anche in questo campo, per condurre un’efficace azione preventiva, attraverso l’incrocio dei molteplici dati di cui dispone l’Amministrazione, colpendo le frodi e i tentativi di sottrazione di imponibile sul nascere, all’origine del problema e non solo ex post, quando i buoi sono ormai fuggiti dalla stalla.

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