Fisco e contabilità

Legge di bilancio, fondo crediti verso la limatura

Dopo una complicatissima fase di aggiustamento del testo la legge di bilancio comincia oggi il proprio cammino al Senato, che entrerà però nel vivo solo dalla prossima settimana dopo lo stop parlamentare per le elezioni siciliane.

Le novità per le autonomie
Agli amministratori locali il disegno scritto dal governo offre novità importanti, dal doppio rilancio degli investimenti (spazi finanziari per chi ha gli avanzi, aiuti diretti a chi non li ha) all’ennesimo finanziamento-tampone per Province e Città metropolitane: senza dimenticare i 10 milioni destinati al fondo per i piccoli Comuni e l’ampliamento degli incentivi alle fusioni, che potranno arrivare fino al 60% dei trasferimenti 2010 (il limite attuale è al 50%) con un tetto massimo di 3 milioni a fusione (oggi è a 2 milioni: per finanziare il tutto servono altri 10 milioni). In un panorama privo di nuovi tagli, il quadro è stato accolto con una certa soddisfazione: ma restano sul tavolo temi urgenti che dovranno farsi largo in un iter parlamentare che non si annuncia semplice.

Gli accantonamenti nel fondo crediti di dubbia esigibilità
In fatto di bilanci, il primo è legato alla progressione degli accantonamenti nel fondo crediti di dubbia esigibilità imposti dalla riforma contabile. Già oggi, nel fondo crediti e nel fondo rischi sono bloccati oltre tre miliardi di euro, e la percentuale che misura gli obblighi di accantonamento è destinata a crescere dal 70% di quest’anno all’85% del prossimo. L’effetto concreto, visto con gli occhi dei sindaci, è analogo a quello dei vecchi tagli, perché il meccanismo blocca quote crescenti di spesa corrente; guardato sul lato della solidità dei conti pubblici, invece, la sua funzione è di evitare di finanziare spese reali con entrate che non ci sono.
Gli amministratori hanno chiesto di bloccare la progressione, la Ragioneria è ovviamente schierata in senso opposto, e l’esito più probabile della trattativa è un ammorbidimento della salita: la nuova percentuale, quindi, potrebbe attestarsi al 75-80%, con un segnale ai Comuni che non metterebbe comunque in discussione la direzione verso gli accantonamenti a regime pari al 100%. In prospettiva, il calendario potrebbe distendersi un po’, per arrivare al 100% nel 2021 anziché nel 2019. In questo modo, si allineerebbe alla progressione dei fabbisogni standard, l’altro ramo della trattativa che però non pare destinato a muoversi: il governo ha ribadito l’intenzione di chiudere a stretto giro il Dpcm con il fondo di solidarietà comunale del 2018 (si veda Il Quotidiano degli enti locali e della Pa del 25 ottobre), confermando quindi la legislazione vigente che prevede di far guidare il 55% dei fondi dalla differenza fra capacità fiscali e costi standard.

I finanziamenti per rinnovare i contratti
Sul versante della spesa, un altro tema caldo è rappresentato dai 600 milioni di euro necessari a finanziare il rinnovo contrattuale: i sindaci chiedono un aiuto, ma al momento la finanza pubblica non offre spazi di manovra.
Sempre in fatto di investimenti, un’altra regola finita sotto monitoraggio è quella che ha permesso di mantenere nel fondo pluriennale vincolato le spese in conto capitale impegnate ma non spese l’anno scorso; la ragione era stata individuata nella riforma del Codice appalti, che ha rallentato le procedure. Ma quest’anno c’è stato il correttivo, con un altro cambio di regole, e si studia l’ipotesi di allungare la regola ponte anche nel 2018 per evitare di dover congelare queste risorse nell’avanzo di amministrazione vincolato. Sempre che però non prevalga il timore di rallentare ulteriormente la strada verso i pagamenti, che sono l’obiettivo sostanziale delle norme pro-investimenti.
Un grande classico, che non ha trovato spazio nel testo iniziale della manovra, è rappresentato dalla proroga dell’obbligo per i piccoli Comuni di gestire in forma associata tutte le funzioni fondamentali. Ci si penserà entro fine anno, in legge di bilancio o nei collegati.

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