Fisco e contabilità

Rottamazione, poche città scelgono lo «sconto» per ragioni di equità o di bilancio

Ultima chiamata per i Comuni che entro oggi (il termine scadeva sabato 3 febbraio e quindi è slittato a lunedì) devono decidere se aderire o no anche per i tributi locali alla rottamazione-bis delle cartelle non pagate.

Le città che hanno aderito
In realtà per molti enti la scelta è già fatta a monte: chi si affida all’agenzia delle Entrate-Riscossione (Ader, nata dalle ceneri di Equitalia) è già compreso nel perimetro della rottamazione in modo automatico, anche per i propri tributi non versati.
E in questa situazione si trovano molti Comuni, tra cui Roma, Napoli, Genova, Palermo, Venezia e Perugia. Con qualche eccezione. Bari, ad esempio, si è affidata in parte ad Entrate-Riscossione, e in parte ad altri concessionari per Tosap e Tari giornaliera (per le quali, però, non intende rottamare). Gli altri, invece, devono votare entro oggi l’eventuale estensione ai propri tributi (Imu, Tasi ma anche contravvenzioni stradali e Tari tra i principali). E qui l’Italia si spacca: secondo un campione di capoluoghi che hanno accettato di rispondere alle domande del Sole 24 Ore il fronte del «No» è localizzato soprattutto al centro Nord (con le importanti eccezioni di Biella e Cremona), mentre una chance in più per i contribuenti morosi arriva spesso nel Mezzogiorno.
Adesione convinta di Taranto (dal 2018 passata ad Ader), ma dall’operazione il Comune non si aspetta granché: per le contravvenzioni stradali ad esempio, di fronte a un’evasione di 23 milioni stima di recuperare solo 50 mila euro.
Anche Reggio Calabria ha detto sì all’operazione varando proprie regole. Dal 2016 ha abbandonato Equitalia e riscosso in proprio le somme evase attraverso ingiunzioni fiscali . A fronte di 6 milioni non versati il gettito atteso è di un milione.
Va ancora peggio a Cremona che su 11,2 milioni di tributi e multe non pagate si aspetta di recuperare solo 250mila euro. A Benevento l’attuale carico affidato al concessionario è di quasi 10 milioni ma il Comune stima un gettito di 400mila euro basandosi sui risultati precedenti: alla prima rottamazione ha aderito il 10% dei contribuenti pari al 4% delle ingiunzioni fiscali.

Il fronte del no
Del resto l’insuccesso della rottamazione 2016 ha fatto cambiare idea ad esempio a Matera che ha aderito alla prima ma non alla seconda. «Abbiamo avuto meno di 20 domande su 400-500 notifiche», spiega l’assessore al Bilancio, Eustachio Quintano. Inversione di rotta anche a Foggia.
Restano coerenti sul fronte del «no» molte città che non avevano varato neanche la prima definizione agevolata. È il caso, tra gli altri, di Torino, di buona parte dei capoluoghi emiliano-romagnoli (Bologna in testa) e di Verona.
Reggio Emilia, ad esempio, giustifica il suo no con una doppia motivazione: da un lato non prevede un «impatto particolarmente significativo» e dall’altro intende evitare una «disparità di trattamento in danno di chi ha sempre pagato».
Infine c’è chi aderisce ma punta anche sull’azione di controllo. Biella rinnova il suo sì (deve incassare ancora 10 milioni tra rifiuti e multe stradali) e al tempo stesso intensifica gli accertamenti: + 2.700% in tre anni con un incasso di cinque milioni.

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