Fisco e contabilità

Esenzioni Ici ancora sotto il giudizio Ue per gli enti non commerciali

La questione infinita delle vecchie esenzioni Ici per gli enti non commerciali continua a impegnare i giudici europei. La loro illegittimità è stata sancita nel 2012, quando l’Italia, con il governo Monti, ha cominciato a utilizzare una diversa disciplina dell’Imu con un complicato calcolo sulle attività «commerciali» (paganti) e quelle «non commerciali» (esenti) svolte nello stesso edificio.

L’impossibilità di applicare questo criterio anche al passato per recuperare l’Ici perduta era stata riconosciuta dalla stessa commissione europea. Ma proprio questa concessione non è piaciuta a due privati italiani, titolari di una scuola non religiosa e di un bed & breakfast, il cui dossier ha avviato ieri il proprio iter davanti alla Corte di giustizia.

La vicenda ha un doppio profilo di interesse. Sul piano giuridico, è la prima volta che viene dichiarato ammissibile un ricorso contro una decisione della commissione Ue in fatto di aiuti di Stato sulla base del fatto che l’azione dei commissari ha natura regolamentare e non comporta misure di esecuzione (articolo 263, comma 4 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea). Su un terreno più sostanziale, poi, l’ammissione del ricorso riapre i giochi sulla vecchia Ici non pagata fra 2006 e 2012, che si considerava ormai messa al sicuro dalla “rinuncia” di Bruxelles.

Potenzialmente la partita vale miliardi, ma è presto per correre a conclusioni. E non solo perché prima occorre attendere il nuovo verdetto della Corte Ue. Se i giudici apriranno le porte al recupero, infatti, bisognerà capire come calcolare davvero la quota di spazio occupata da attività non esenti fra 2006 e 2012: un compito rivelatosi arduo per il presente, e ingestibile per il passato.

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