Fisco e contabilità

Infrastrutture, ok a fondo 36 miliardi - Evitato il blocco

Il fondo per gli investimenti di Palazzo Chigi può andare avanti, non ci sarà il blocco delle risorse per le infrastrutture, l’ambiente e l’industria. Il Consiglio di Stato ha infatti espresso un parere favorevole al decreto inviato dall’ex premier Paolo Gentiloni che ripartisce 36,1 miliardi di finanziamenti previsti dalla legge di bilancio 2018 e spalmati per 15 anni ma impegnabili da subito.

Il parere di Palazzo Spada è particolarmente importante perché arriva dopo la sentenza della Consulta (si veda Il Quotidiano degli enti locali e della Pa del 16 aprile scorso) che ha imposto al governo di raggiungere l’intesa con le Regioni sui capitoli di spesa su cui i governatori e i sindaci hanno competenza. Era stata la stessa Corte costituzionale, però, a spiegare di non voler entrare nella decisione di quale livello e fase della ripartizione andasse sottoposto all’intesa. Ora il Consiglio di Stato dice che è legittimo il Dpcm che ripartisce i fondi fra i vari settori e che l’intesa andrà trovata a valle di questa ripartizione, nei singoli piani settoriali.

«La previsione dello schema di decreto - afferma il parere del Consiglio di Stato - appare in ogni caso conforme alle prescrizioni della Corte pur rinviando, evidentemente, il momento dell’intesa, per le materie interessate, alla successiva concerta individuazione degli interventi da finanziare, e quindi al momento effettivamente decisionale di utilizzazione del fondo come ripartito per ministeri e settori di spesa bnella sede in cui si discute. Sarà cura semmai del governo - continua il parere - per assicurare la piena conformità del procedimento attuativo del comma 1072 all’indicazione del giudice costituzionale, vigilare in sede di monitoraggio affinché, nell’adozione dei successivi provvedimenti di attuazione, le singole amministrazioni dello Stato promuovano, ove necessario, le intese con i corrispondenti livelli delle autonomie territoriali».

Spetterà quindi ora al governo Conte decidere se vuole completare l’iter messo in moto da Paolo Gentiloni così com’è oppure voglia intervenire riprogrammando i fondi. Il governo potrebbe intervenire già in questa fase correggendo lo schema di Dpcm (ma in questo caso dovrebbe nuovamente ottenere i concerti ministeriali) oppure aspettare il parere parlamentare (dove la maggioranza potrebbe dare le indicazioni fondamentali per modificare il decreto) o ancora accettare l’impianto della ripartizione di primo livello e intervenire nei piani settoriali. È una questione di scelte di merito ma anche di tempi.

In più occasioni il governo ha detto di voler riprogrammare i fondi per investimenti per riorientarli alle priorità del governo e della nuova maggioranza. Naturale quindi che il governo voglia vedere chiaro nei finanziamenti e valorizzare soprattutto le priorità strategiche: potrebbe quindi decidere di voler cambiare i pesi fra i diversi settori.

D’altra parte il ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli, ha più volte detto di voler valutare con attenzione piani operativi e singoli interventi sulla base di analisi costi-benefici ma di non voler azzerare l’intera programmazione.

Nello schema varato dal governo Gentiloni ci sono 12 capitoli di spesa e per ciascuno le risorse vengono divise per il 2018 (800 milioni), il 2019 (1.615 milioni), il 2020 (2.180 milioni) e poi per il periodo 2021-2025 (11.520 milioni) e 2026-2033 (20 miliardi). Questi i settori: trasporti e viabilità (9.321 milioni), mobilità sostenibile e sicurezza stradale (3.543 milioni), rete idrica (792,2 milioni), ricerca (1.401 milioni), difesa del suolo e dissesto idrogeologico (1.881,9 milioni), edilizia pubblica compresa scolastica e sanitaria (5.620 milioni), attività industriali ad alta tecnologia e sostegno all’export (6.874,5 milioni), digitalizzazione Pa (1.354,4 milioni), prevenzione del rischio sismico (1.655,1 milioni) riqualificazione urbana e sicurezza periferie (354,3 milioni), potenziamento infratstrutture e mezzi per l’ordine pubblico, la sicurezza e il soccorso (3.021 milioni), eliminazione delle barriere architettoniche (294,8 milioni).

Il parere del Consiglio di Stato

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