Fisco e contabilità

Bando periferie, con la sospensione rischio risarcimenti ai cofinanziatori privati

di Vincenzo Giannotti

Mentre l'Anci e i sindaci di Comuni capoluogo di Provincia e Città metropolitane si affannano a chiedere un ripensamento al Governo sulla sospensione dei fondi destinati al bando delle periferie, la Commissione Affari costituzionali e bilancio della Camera non sembra fornire un'apertura agli interlocutori presenti (si veda il Quotidiano degli enti locali e dellaPa di ieri).

La scelta politica
In considerazione della necessità di intervenire sul blocco dell'utilizzazione degli avanzi di amministrazione degli enti locali che la Consulta ha dichiarato illegittimo, l'emendamento del Senato cerca una soluzione operativa e, al tempo stesso, finanziaria, ottenendo due risultati. Il primo sospendendo il bando delle periferie si risparmiano risorse finanziarie, il secondo aprendo alla possibilità di poter finanziare gli interventi con gli avanzi di amministrazione, per gli enti locali che li hanno, si raggiungerebbe il risultato richiesto dal giudice delle leggi.

La situazione dei Comuni
Oggi la situazione dei 96 Comuni si presenta in modo non univoco, alcuni hanno rispettato i 60 giorni previsti per la progettazione definitiva ed esecutiva, altri hanno chiesto, per restando nell'ambito del rispetto dei due anni complessivi per la realizzazione degli interventi, una proroga alla cabina di regia della Presidenza del Consiglio dei Ministri, altri ancora hanno già ricevuto le anticipazioni di cassa pari al 20%, mentre la maggioranza è ancora in attesa di ricevere le quote. La possibilità di poter finanziare le opere del piano delle periferie con quote rivenienti dagli avanzi di amministrazione è limitata a pochi enti, anche se di grandi dimensione e, in ogni caso finanziato con proprie risorse di cassa. Moltissimi progetti, cui venivano attribuiti specifici punteggi, hanno previsto rilevanti quote di finanziamento sia da privati sia da altri pubblici con il rischio di dovere perdere i finanziamenti ed esporsi a pericolosi contenziosi con gli operatori privati che abbiano dato impulso alla loro fase di realizzazione delle opere cofinanziate, potenzialmente prive di un contenuto autonomo in mancanza di un intervento dell'ente locale. Non vanno, inoltre, sottaciuti gli effetti di una riprogrammazione degli interventi, anche in termini di autorizzazioni ricevute ed eventualmente in scadenza, con possibile apertura di equilibri di bilancio in parte corrente a fronte degli interessi dovuti in mancanza delle relative entrate. Infine, si apre una concreta problematica giuridica per tutti i lavori già appaltati e il rischio di danni da responsabilità contrattuale ed extracontrattuale, con possibile emersione di debiti fuori bilancio.

Le possibili azioni giudiziarie
Al fine di evitare possibili conseguenze finanziarie, per lo più di cassa, potendo nel caso reimputare i cronoprogrammi a partire dalla data del 2020 (qualora l'emendamento venisse approvato dalla Camera in via definitiva), si stanno studiando eventuali ricorsi giudiziari. Da un punto di vista civilistico si è, infatti, in presenza di un contratto formalmente approvato dalle parti che potrebbe essere impugnato davanti al giudice civile e, incidentalmente, essere sollevata la questione di legittimità costituzionale. Oltre alle possibili anticipazioni finanziarie reclamate, a fronte degli esborsi sostenuti medio tempore, la partita più importante si gioca sul coinvolgimento dei privati che hanno espresso il loro impegno finanziario e operativo con sottoscrizione sin dall'inizio della convenzione. In questo caso l'ente locale si esporrebbe a possibili risarcimenti sia di danni emergenti che di lucro cessante, rappresentando questa la partita economica più importante da risolvere. Il rischio è che lo Stato si esponga a infiniti contenziosi che lasciano presupporre una lunga e interminabile sequela di atti giudiziari non dissimile da quella del terremoto dell'Irpinia che vede ancora oggi lo Stato, a distanza di quasi 40 anni, soccombente nei confronti dei Comuni cui aveva tolto le risorse finanziarie inizialmente promesse.

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