Fisco e contabilità

Cambia ancora il salva-Napoli: verso una riforma complessiva delle regole anti-dissesto

di Gianni Trovati

Nessun ripensamento sulla sospensione del bando periferie, ma il pacchetto di emendamenti dei relatori al Milleproroghe alla Camera (Vittoria Baldino per la commissione Affari costituzionali e Giuseppe Buonpane per la Bilancio, entrambi M5S) cambiano l’ennesima versione del Salva-Napoli. E, soprattutto, annunciano quella che nelle intenzioni del Governo dovrà essere una riforma integrale delle procedure anti-dissesto degli enti locali.

In attesa di questa riforma il nuovo emendamento, atteso al voto dalla settimana prossima prima del terzo e definitivo passaggio al Senato, riscrive le regole per evitare il default di Napoli dopo l’ultima bocciatura del piano di rientro in Corte dei conti, ma provando a evitare lo scontro frontale con la magistratura contabile (che aveva definito incostituzionale la prima versione; si veda Il Quotidiano degli enti locali e della Pa del 4 settembre). L’obiettivo però è lo stesso: il giudizio finale sugli enti che hanno riformulato il piano di riequilibrio, Napoli in primis, è rinviato «all’esito dell’approvazione del rendiconto 2018», quindi al 30 aprile dell’anno prossimo. Non solo: il mancato rispetto dei tempi di legge nel pagamento dei debiti commerciali non bloccherebbe le riformulazioni dei piani.

Anche in questo modo, insomma, l’intervento non è elegantissimo, ma come si diceva rappresenta quello che secondo il governo sarà l’ultimo di un’infinita serie di correttivi che hanno provato con successi alterni a tamponare le falle delle misure anti-dissesto. In programma ci sarebbe infatti una riforma complessiva del tema, che secondo il viceministro dell’Economia Laura Castelli dovrà essere «organico» e costruire «piani di riequilibrio efficaci e non semplici edizioni annuali di piani senza contenuti di risanamento reali». Il tutto, togliendo «lo stigma sociale del dissesto» e puntando a «valorizzare l’azione politico-amministrativa di risanamento», ma con «sanzioni ancora più dure» per le «condotte colpose o omissive» della politica locale. Fin qui gli obiettivi: ora bisogna attendere le norme.

L’emendamento dei relatori al Milleproroghe

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