Fisco e contabilità

Bando periferie: incontro sindaci-Conte e battaglia in Aula alla Camera

Il Milleproroghe chiude il passaggio in commissione alla Camera senza ritocchi allo stop del bando periferie. Ma la questione si riapre oggi in Aula e a Palazzo Chigi, dove in serata è previsto un confronto fra il premier Giuseppe Conte e i sindaci, che per bocca del presidente dell’Anci Antonio Decaro si dicono «pronti a interrompere i rapporti istituzionali con il governo» in assenza di novità. In Aula arriverà anche la versione riveduta e corretta del «salva-Napoli», mentre ieri la Corte dei conti ha commissariato di fatto il Comune vietando tutte le spese non obbligatorie nella procedura che senza correttivi in 60 giorni porterebbe al dissesto. La stessa decisione era stata presa a fine luglio per Catania, ma il nuovo «salva-Napoli» riscritto alla Camera aprirebbe un ombrello anche sotto l’Etna.

Discussione fiume
Sulle periferie, per ridiscutere la regola inserita al Senato che sospende fino al 2020 i 1.625 Interventi in 326 Comuni previsti dai 96 bandi bloccati, i sindaci saliranno le scale di Palazzo Chigi alle 19.30. Arriveranno quindi dopo una giornata in cui l’Aula della Camera sarà bloccata dall’ostruzionismo del Pd (che però al Senato aveva votato per errore l’emendamento notturno). Tutti gli 82 deputati del gruppo, compreso l’ex ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan che da Via XX Settembre aveva avviato insieme a Renzi prima e Gentiloni poi il meccanismo del bando periferie, sono iscritti a parlare, e avranno ciascuno fino a 30 minuti a disposizione. Senza novità, Montecitorio sarebbe dunque impegnato in un dibattito fiume che allungherebbe i tempi dell’esame prima del terzo e definitivo via libera della Camera.

L’ipotesi garanzia
Dal governo, il viceministro all’Economia Laura Castelli ha aperto a meccanismi di garanzia che evitino la sospensione per gli interventi arrivati alla fase esecutiva. Ma per farlo serve un’integrazione alla norma. E la legge di bilancio arriverebbe troppo tardi, anche perché a quel punto sarebbero già partiti i ricorsi al Tar annunciati dai sindaci la scorsa settimana.
Proprio l’incontro con il premier Conte, quindi, potrebbe rivelarsi decisivo su un problema che si è incendiato sul piano politico ma ha soprattutto un forte rilievo pratico. Il nodo è sempre quello, dolente, degli investimenti pubblici. Il bando periferie ha avviato una serie di convenzioni per far partire interventi di riqualificazione urbana per 1,6 miliardi (2,8 con i cofinanziamenti privati secondo l’Anci), con un meccanismo viziato però dalla mancata previsione dell’«intesa» con le Autonomie (sentenza 74/2018 della Consulta). Al Senato, un emendamento della Lega ha deciso di sospendere tutto fino al 2020, liberando un miliardo in quattro anni (140 milioni per il 2018) utili a coprire lo sblocco generalizzato degli «avanzi», cioè dei risparmi che i Comuni con i conti in ordine devono poter utilizzare liberamente come chiede sempre la Consulta.

Incrocio pericoloso
Questo scambio fra lo stop ai fondi statali per le città e la “liberazione” degli investimenti (con fondi propri) nei Comuni con i bilanci più solidi crea però un intrico tecnico difficile da sbrogliare, anche perché per il cambio di rotta imporrebbe ai Comuni di riscrivere la programmazione finanziaria e dei lavori. Con tempi lunghi.

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