Fisco e contabilità

Sui fondi periferie rottura istituzionale tra sindaci e governo

di Gianni Trovati

Giusto alla vigilia delle settimane chiave per la manovra i sindaci rompono i rapporti istituzionali con il governo. All’origine dello scontro continua a esserci il bando periferie, ma l’incendio si allarga agli snodi decisivi per far ripartire gli investimenti pubblici sul territorio.
«Ma la disponibilità a risolvere la questione c’è stata, c’è e ci sarà - minimizza il viceministro all’Economia Massimo Garavaglia -, servono solo i tempi tecnici. Il resto è polemica politica». «Siamo costretti a interrompere i rapporti istituzionali nostro malgrado - sostiene invece il presidente dell’Anci Antonio Decaro -; i sindaci non si fanno prendere in giro». Conseguenza pratica: gli amministratori locali diserteranno le conferenze Stato-Città e Unificata in cui si esaminano tutti i provvedimenti che intrecciano le loro competenze. Conseguenza politica: il confronto sulla legge di bilancio non parte bene.

Le «puntate precedenti»
Per sciogliere la matassa fra battaglia politico e questioni tecniche serve però un piccolo riassunto delle puntate precedenti. Il Milleproroghe, con un emendamento leghista, ha sospeso fino al 2020 le delibere Cipe che finanziano 96 capitoli del bando periferie (1.625 interventi, per 1,6 miliardi pubblici, in 326 Comuni). Il bando però è solo un capitolo del maxi-fondo (36 miliardi da qui al 2033) avviato dalla manovra 2017, e attuato con un decreto di Palazzo Chigi che però non è passato dall’«intesa» con le amministrazioni locali e per questo è stato considerato illegittimo dalla Consulta.
Su questa base la maggioranza ha motivato lo stop al bando periferie, e lo scambio con un potenziale sblocco dei risparmi dei Comuni «virtuosi» dai vincoli del pareggio di bilancio. Ma in una serie di incontri con il premier Conte e con il ministero dell’Economia i sindaci hanno spuntato l’impegno a rivedere tutta la partita, salvando i progetti 2018 e riprogrammando quelli successivi in base allo stato effettivo di avanzamento.

Il cortocircuito
Ieri però è arrivato il cortocircuito. Il Milleproroghe con gli stop ai bandi è stato approvato al Senato proprio mentre in conferenza Unificata era in programma l’intesa sul nuovo decreto di ripartizione del maxi-fondo. Ma il punto è stato tolto dall’ordine del giorno perché secondo il governo serve un nuovo decreto “appoggiato” proprio sul Milleproroghe, che non è ancora in Gazzetta Ufficiale.
Ma a trasformare in scontro istituzionale questo battibecco in punta di diritto è una questione di fondo. Il bando periferie, bandiera dei governi Renzi e Gentiloni con tanto di cerimonie per la firma e sfilate di sindaci in fascia tricolore a Palazzo Chigi, non è in cima alle preferenze del governo giallo-verde; e in particolare della Lega, che ai fondi statali per le città preferisce lo sblocco delle risorse fermate nei bilanci dei Comuni (soprattutto medi e piccoli del Centro-Nord) dal pareggio di bilancio. Ma le due cose non sono alternative, ribattono dall’Anci, che sentenze costituzionali alla mano chiedono anche la liberazione integrale dei risparmi comunali dai vincoli di finanza pubblica. La soluzione al bando periferie, continua ad assicurare il governo, arriverà presto, e al via libera integrale delle risorse oggi congelate dal pareggio penserà la manovra. Un fuoco di paglia, allora? Basteranno pochi giorni per capirlo. Perché senza un intervento rapido i progetti 2018 del bando rischiano grosso.

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