Fisco e contabilità

Senza la spalmatura triennale debiti fuori bilancio insostenibili per molti enti

di Daniela Ghiandoni ed Elena Masini

La rilevazione dei debiti fuori bilancio chiusa al 30 agosto ha evidenziato, nel questionario predisposto dalla Corte dei conti, l'assenza dell'opzione relativa alla spalmatura triennale prevista dall'articolo 193 del Tuel, spesso utilizzata dagli enti per dilazionare «impegni sopravvenuti» e riconosciuti legittimamente con delibera consiliare adottata in base all’articolo 194, comma 1, del Tuel.
A tale proposito, l'articolo 193, comma 3, dispone che per il ripiano dei debiti fuori bilancio, previsto dal comma 2, lettera b) «possono essere utilizzate per l'anno in corso e per i due successivi tutte le entrate e le possibili economie di spesa, ad eccezione di quelle provenienti dall'assunzione di prestiti e di quelle aventi specifica destinazione per legge…..».
Nel questionario, invece, è riportata solo la possibilità di indicare se l'obbligazione è esigibile nell'anno di competenza o in quelli successivi, casistica riferita a situazioni in cui il debito, pur riconosciuto, non è scaduto secondo i principi dell'armonizzazione contabile.

La rateizzazione dei debiti prevista dall'articolo 193 del Tuel
La possibilità di spalmatura triennale prevista dall’articolo 193, invece, è utilizzabile nel caso in cui:
a) l'obbligazione sia esigibile nell'anno di competenza (come nel caso di sentenza esecutiva), ma preveda un pagamento da rateizzare in 3 annualità;
b) l'ente abbia rilevato una carenza di risorse o di accantonamenti utilizzabili per il ripiano del debito;
c) sia stato formalmente sottoscritto un accordo di rateizzazione triennale con il creditore (articolo 194, comma 2).
Come ben indicato dalla sentenza della Corte dei conti - Sezione Piemonte - n. 354/2013 circa le modalita di iscrizione in bilancio, se la rateizzazione riguarda la copertura finanziaria del debito per mancanza di risorse, in ciascuna annualità del bilancio triennale va iscritta la parte di competenza; se invece, la rateizzazione si è resa necessaria solo per far fronte a esigenze di cassa (facoltà prevista dall'articolo 194, comma 2, del Tuel), la spesa dovrà essere imputata tutta nell'esercizio finanziario in cui l'obbligazione si è resa esigibile mentre il pagamento avverrà materialmente negli esercizi in cui è stata prevista la rateizzazione.
I riflessi sul pareggio di bilancio per le due ipotesi saranno diversi, in quanto nel primo caso la spesa finale si distribuirà su tre annualità, mentre nel secondo caso impatterà tutta sull'esercizio di imputazione e cioè su quello di esigibilità.
La confusione regna sovrana dopo la pubblicazione della sentenza della Cassazione a Sezioni riunite in sede giurisdizionale n. 11/2018 e le indicazioni del questionario della Corte dei conti, con conseguenze di notevole impatto sugli enti e sull’economia locale.

Le «ipotesi possibili»
Al di fuori dell'ipotesi (molto limitata) di debiti fuori bilancio non esigibili nell'esercizio, una rateizzazione dell'onere (anche più lunga dei tre anni) è possibile solo in presenza di una procedura di riequilibrio finanziario pluriennale, prevista dall'articolo 243-bis del Tuel, sempre in presenza di accordi formali raggiunti con i creditori interessati.
Qualora l'ente non possa far validamente fronte al finanziamento dei debiti fuori bilancio con le modalitàpreviste dagli articoli precedenti, versa in stato di dissesto finanziario (articolo 244 Tuel). La procedura prevista in tal caso sarebbe molto onerosa non solo per la comunità amministrata - che verrebbe colpita da un severo incremento delle tariffe e dalla riduzione dei servizi locali erogati - ma soprattutto per la platea di fornitori dell'ente che assisterebbero impotenti alla forzata riduzione dei loro crediti, operata dai liquidatori dell'ente.
Il problema, quindi, non è di poco conto, perché in base al principio di prudenza obbliga l'ente a istituire specifici stanziamenti per affrontare gli oneri connessi a possibili situazioni debitorie fuori bilancio. In molti casi, tuttavia, anche questo non è stato sufficiente, dimostrando la necessità di un intervento normativo che ormai non può più essere rinviato.

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