Fisco e contabilità

Politiche di coesione: 1,65 miliardi di tagli alle Regioni, allarme al Sud

Regioni in fibrillazione per due cifre contenute nella tabella sugli impatti finanziari della manovra. Per il 2019, infatti, 800 milioni di coperture vengono recuperati da una “riprogrammazione” del Fondo sviluppo e coesione (Fsc) e altri 850 dalla “rimodulazione” del cofinanziamento nazionale dei fondi europei. In tutto 1,65 miliardi di euro.

In sostanza, questa quota di copertura della manovra riduce i trasferimenti alle regioni e ai programmi nazionali cofinanziati con le risorse dei fondi europei, risorse che avrebbero dovuto essere destinate agli investimenti strutturali.

«Si tratta di una quota dello stanziamento dei Poc (programmi operativi complementari, ndr.) che furono già individuati ancora prima dell’inizio della programmazione 2014-2020» spiegano fonti del ministero per il Sud, precisando che «non si tratta di quelli attuali», cioè dei Poc costituiti lo scorso ottobre da tre regioni (Sicilia, Basilicata e Molise) e da cinque Programmi nazionali (Città metropolitane, Governance, Ricerca, Scuola, Inclusione sociale) per un importo complessivo di circa 950 milioni.

La sostanza poco cambia: in un caso e nell’altro si tratta di risorse destinate alle regioni che vengono dirottate su obiettivi nazionali. Secondo il ministero «non vengono pregiudicati né la destinazione né l’operatività dei programmi», come ha detto l’altro ieri sera anche il premier Conte. Ma è una rassicurazione che lascia spazio a dubbi legittimi. «Lo stanziamento relativo al 2019 verrà progressivamente rimodulato, cioè restituito, negli anni successivi» spiegano al ministero. Dalla tabella emerge l’impegno a restituire parzialmente il cofinanziamento: 150 milioni nel 2020 e altrettanti nel 2021. Nessun importo è indicato per il Fsc.

Nel mese di ottobre, evidentemente in preparazione di questo intervento, l’Agenzia e ilministero hanno chiesto alle regioni gli elenchi dei progetti del Fondo sviluppo e coesione certificati o in corso di certificazione sui Por (Programmi operativi regionali) , da comunicare «entro il 27 novembre», come riferisce una fonte coinvolta che aggiunge: «Quasi a preannunciare l’operazione di sottrazione».

C’è da dire che la scelta trova qualche giustificazione nella scarsa capacità di spesa di regioni e ministeri: il Fsc è fermo all’1,1% e i Poc sono un escamotage, già utilizzato in passato, per agevolare la spesa dei fondi europei, “parcheggiando” il cofinanziamento nazionale in uno strumento dove in molti casi rischiano di restare inutilizzati.

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