Fisco e contabilità

Ricostruzione post sisma in Centro Italia, il caso dei fondi europei dimenticati

di Giancarlo Terenzi

Il 2 maggio scorso il commissario straordinario alla ricostruzione ha firmato 4 nuove ordinanze per semplificare le procedure per la ricostruzione privata, stilato un primo elenco di Comuni più danneggiati che potranno adottare i piani straordinari di ricostruzione, ha destinato fondi Inail alle imprese titolari dei cantieri del sisma per i presidi sanitari contro Covid-19 e alle altre per adeguare i presidi di sicurezza nei luoghi di lavoro, delegando ai Comuni che l'hanno chiesto di svolgere le istruttorie delle domande di contributo.
Prendendo spunto da questa positiva notizia che dovrebbe produrre un cambio di passo nella ricostruzione del post sisma 2016, è parso opportuno fare il punto, a distanza di più di 2 anni dell'ultima volta (si veda il Quotidiano degli enti locali e della Pa del 27 marzo 2018) sull'utilizzo dei 400 milioni di euro, per metà europei e per l'altra nazionali, che sono andati a incrementare le disponibilità finanziarie dei Por delle 4 regioni (Abruzzo, Lazio, Marche, Umbria) colpite dal sisma.

Lo stato dell'arte
In tempi di Covid-19 dove c'è urgente necessita di trovare risorse per far ripartire il Paese, che rischia una recessione senza precedenti, andiamo a vedere, regione per regione, se almeno le risorse europee, che devono rispettare step predeterminati, hanno prodotto i risultati attesi. Purtroppo i numeri impietosi dimostrano che anche qui siamo in forte ritardo per usare un eufemismo.

Il caso negativo Abruzzo
Partiamo dai dati della Dg politica regionale della Commissione europea, tratti da open data dei fondi Sie che al 4 maggio 2020 - ma relativi, anche per le altre 3 regioni, al 31 dicembre 2019 - indicano impegni giuridicamente vincolanti al 61% e spesa realizzata al 23%. Se si leggono gli ultimi dati nazionali disponibili certificati, dedotti dall'ultimo bollettino bimestrale del Mef-Rgs sul monitoraggio delle politiche di coesione programmazione 2014-2020, relativi al 31 dicembre 2019 e pubblicati il 26 marzo, l'ordine di grandezza non è distante.
Premesso che non è agevolissimo accedervi, anche per gli addetti ai lavori, sarebbe forse auspicabile uno sforzo in più per renderli fruibili e facilmente consultabili, ma questo è un vizio comune a quasi tutti i siti che si occupano di fondi europei che merita di ritornarci su con un'analisi più approfondita. Il dato del Por Fesr riportato indica impegni al 64,22% e spesa al 23,50% sostanzialmente in linea con quelli della Commissione europea. Ma qual è lo stato di attuazione dello specifico asse IX di 40 milioni di euro introdotto per prevenire il rischio idrogeologico e sismico e per sostenere la ripresa economica delle aree colpite dal terremoto del 2016-17? Non viene certamente in aiuto il sito web della regione che, nella parte specifica del Por 14-20, non riporta nemmeno l'asse IX e brilla per assenza e pochezza di contenuti. Senza non qualche difficoltà siamo almeno riusciti a risalire agli impegni che sono al 51% mentre i pagamenti sono a un insignificante 2,73%.

Il caso negativo del Lazio
Open data dei fondi Sie riporta per gli impegni 87% e per la spesa 28%, mentre il monitoraggio Mef-Igrue appare disallineato indicando, rispettivamente, 49,98% e 23,03%. La Regione, invece, caso unico tra le 4, ha preferito utilizzare i 56 milioni complessivi all'interno dell'asse 5 già esistente introducendo una nuova azione riguardante interventi di micro zonazione e messa in sicurezza sismica degli edifici strategici e rilevanti pubblici ubicati nelle aree maggiormente a rischio. Scelta che lascia molti dubbi e che sembra tradire la motivazione iniziale che era quella di assicurare risorse aggiuntive alle aree così duramente colpite dal terremoto.
Ma qual è lo stato della misura? Non aiuta nemmeno questa volta il sito web della regione e dopo un tortuoso cammino dentro il sito "Lazio Europa" si accede all'attuazione del programma dove la pagina sullo stato d'avanzamento del programma stesso risulta bianca e cliccando rinvia a quella relativa ad esempi di operazioni, anch'essa bianca, che cliccando rinvia all'attuazione del programma!
Anche questa volta riusciamo ad acquisire il dato relativo all'asse 5 che registra impegni per solo il 15,98% e spese per il 9,02%. Non è difficile immaginare quale potrebbero essere quelli relativi alla specifica misura tenuto conto che i criteri di selezione delle operazioni della misura stessa, nonostante che la Commissione europa abbia approvato la modifica del Por il 7 dicembre 2017, sono stati approvati il 25 maggio 2018!

Il caso Marche
I dati presenti sul sistema di monitoraggio della Dg politica regionale restituiscono un 64% e un 22% mentre quelli del sistema Igrue valgono, rispettivamente, 51,01% e 20,90%. Vediamo ora qual è lo stato di attuazione dell'asse multi obiettivo 8, denominato prevenzione sismica e idrogeologica, miglioramento dell'efficienza energetica e sostegno alla ripresa socio-economica delle aree colpite dal sisma, il più corposo con complessivi 243 mln di euro. Accediamo ora al sito web per acquisire le informazioni sullo stato dell'arte. Da segnalare che è presente una specifica sezione dedicata all'asse terremoto che indica le risorse, suddivise tra le 6 tipologie previste, descrive le azioni stesse e riporta i bandi attivati ma non sono presenti dati, anche questa volta, finanziari di avanzamento. Riusciamo ancora una volta ad acquisire il dato complessivo dell'asse: 38,61% e 6,08%.

Il caso positivo dell'Umbria
Il sistema informatico di Bruxelles ci fornisce impegni al 46% e pagamenti al 23% mentre il monitoraggio nazionale ha calcolato percentuali, rispettivamente, del 36,08 e del 24,21. Anche l'Umbria ha dedicato uno specifico asse al terremoto, l'8, del valore di 56 milioni, multiobiettivo per la prevenzione sismica e sostenere la ripresa dei territori colpiti dal terremoto. Andiamo sul sito web regionale e troviamo una piacevolissima sorpresa: una sezione specifica denominata "Quanto abbiamo speso" sullo stato di stato di avanzamento del Por Fesr a oggi, aggiornamento in tempo reale, che indica impegni al 34% e pagamenti al 23% per un totale di 1364 progetti attivi.
Per quanto riguarda l'asse specifico terremoto i dati sono preoccupanti, solo uno 10% di impegni e un 7% di spesa con 21 progetti attivi. In questo caso il dato in nostro possesso è ancora più negativo: 9,62% e 6,80%. Forse i dati presenti sul portale regionale non saranno aggiornatissimi e non sempre in sintonia con quelli del monitoraggio nazionale e, probabilmente, avranno ancora bisogno di qualche aggiustamento tecnico ma è una bella sorpresa quella decisa dalla nuova giunta regionale che va nel verso di fornire una informazione puntuale e corretta ai cittadini sullo stato attuazione dei programmi cofinanziati.
Forse sarebbe necessario un ulteriore sforzo per fornire anche i dati a livello di misura e almeno il titolo di ogni progetto inserito nel sito, senza disdegnare anche la pubblicazione dei obiettivi comunitari di spesa certificata richiesti ogni anno dalla Ce. Sarebbe un bello esempio per le altre amministrazioni nazionali e regionali titolari di programmi cofinanziati così arroccate dietro ai loro dati.

Conclusioni
I dati parlano da soli. Nonostante che i 400 milioni siano nella disponibilità dell'Italia e delle Regioni dal 2017 e che spingessero per averli subito nelle disponibilità dei programmi gli impegni viaggiano dal 9,62% al 15,9%, dal 38,61 al 51,00% dell'Abruzzo, mentre la spesa è sempre sotto il 10%, tra il 9,02% e il 6,08-6,80%, con l'Abruzzo al 2,73%.
Per non parlare della mancanza di trasparenza dei dati poiché a parte la best practice dell'Umbria, nessun dato è ufficialmente disponibile a livello di Asse! Forse è un bene in tempi di covid-19 evitare che i Paesi del così detto fronte Nord, già così ipercritici nei nostri confronti, aggiungano un ulteriore tassello alle loro perplessità: ma se non riescono a spendere velocemente nemmeno i fondi assegnati per quella tragedia che colpito il centro Italia quando mai spenderanno tutte queste ulteriore risorse che chiedono? D'altra parte lo stallo sulla riprogrammazione dei fondi europei a seguito dell'approvazione del così detto Ccrii plus ne è una testimonianza attuale.

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