Fisco e contabilità

La conferma della Tari 2019 non esonera dai piani 2020

Entro il 30 giugno 2020 l’Arera (Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente) dovrà approvare un nuovo metodo tariffario della Tari che tenga conto degli effetti dell’emergenza epidemiologica da Covid-19 (si veda Il Quotidiano degli enti locali e della Pa del 28 maggio).

Lo prevede il documento Arera n. 189/2020, che avvia una consultazione da concludere il 10 giugno per regolamentare la copertura degli oneri derivanti dalla deliberazione n. 158/2020 (che introduce agevolazioni per attività economiche e utenze domestiche) e più in generale gli oneri straordinari derivanti dalla situazione emergenziale.

L’applicazione del nuovo metodo tariffario Arera, approvato con la delibera n. 443/2019 (Mtr), rischia però di diventare una storia infinita e vede i Comuni sempre più insofferenti rispetto alle decisioni dell’Autorità nazionale. Basti pensare che dall’inizio dell’emergenza ad oggi, cioè in poco più di due mesi, l’Arera è intervenuta con una decina di provvedimenti di vario tipo: deliberazioni, comunicati, determinazioni e segnalazioni. A cui si aggiunge ora una consultazione all’esito della quale Arera dovrà adottare un nuovo Mtr che i comuni dovrebbero recepire per l’adozione del piano finanziario 2020.

Molti sindaci sono però orientati a confermare per il 2020 le stesse tariffe del 2019, come previsto dall’articolo 107 del Dl 18/2020, anche perché i tempi sono piuttosto ristretti dal momento che i bilanci vanno approvati entro il 31 luglio. Inoltre quest’anno le incognite sulla fiscalità locale sono parecchie, e occorre peraltro far fronte alle situazioni di difficoltà economica createsi per famiglie e attività presenti sul proprio territorio.

In un contesto così complicato appare del tutto inopportuno introdurre ulteriori elementi di disturbo che rischiano di peggiorare i rapporti tra Comuni e Arera. Il pomo della discordia è costituito proprio dalla delibera n. 158/2020, criticata dalla Conferenza dei Presidenti Anci regionali che, con una nota dell’11 maggio ne hanno evidenziato l’inapplicabilità. Inoltre l’Anutel (associazione nazionale uffici tributi enti locali) ha deciso di impugnare al Tar la delibera 158/2020, avendo la stessa sottratto ai Comuni la potestà funzionale, decisoria e regolamentare riservata nella materia tributaria dal comma 639 e seguenti della legge 147/2013.

Insomma le acque sono piuttosto agitate e le Anci regionali hanno peraltro chiesto il rinvio del nuovo metodo tariffario Arera al 2022, per consentire di superare la fase emergenziale e far maturare ipotesi legislative più rispondenti ai bisogni del sistema.

Il clima non sembra destinato a migliorare con il provvedimento di consultazione n. 189 del 26 maggio, che presenta ulteriori elementi di criticità.

In primo luogo l’Arera ritiene che in caso di conferma delle stesse tariffe Tari del 2019, i Comuni dovranno comunque acquisire il Pef 2020 predisposto dal gestore in base al nuovo Mtr, quando invece la norma (articolo 107 comma 5 Dl 18/2020) non pone alcuna condizione ed è chiara nel rinviare l’adozione del Pef al 31 dicembre 2020.

Inoltre l’Arera ritiene che le riduzioni tariffarie introdotte in base alla deliberazione 158/2020 siano coerenti con l’eventuale ricorso alle deroghe previste dall’articolo 107 «tramite l’opportuno utilizzo da parte dell’ente locale delle prerogative attribuitegli dalla legge». Ma l’intervento sui coefficienti di produttività finisce in realtà per modificare le tariffe, per cui l’attuazione della delibera 158/2020 sarebbe incompatibile con la conferma delle tariffe 2019.

Infine l’Arera ricorda che la decisione sulle riduzioni tariffarie spetta agli «enti territorialmente competenti» (Etc), finendo così per spogliare i Comuni di una potestà propria.

Insomma sembra che sia arrivato il momento di porre fine alla questione con un intervento legislativo chiarificatore.

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