Fisco e contabilità

A metà luglio nuova manovra, verso due miliardi in più ai Comuni

Per la terza richiesta di aumento del deficit destinato a finanziare le misure anticrisi è questione di un paio di settimane al massimo. Perché il prossimo decreto di spesa sarà approvato «entro metà luglio», secondo il calendario annunciato ieri sera dal ministro dell’Economia Gualtieri in un’agitata audizione alla commissione Bilancio della Camera, prolungata fino a tarda sera dalle interruzioni per le proteste dei deputati dell’opposizione. E fra le misure finanziate dal nuovo disavanzo ci sarà anche un allungamento ulteriore per il calendario dei versamenti fiscali già sospesi, che riguardano le imprese e i lavoratori autonomi più colpiti dalla crisi.

Nel menù ci saranno anche un nuovo sostegno ai conti di Comuni e Regioni, i fondi per prolungare la Cig dopo l’accelerazione imposta dal decreto che ha chiuso il buco di agosto, un rafforzamento del fondo centrale di garanzia per i prestiti alle Pmi e risorse per altri interventi sui settori in crisi, dall’automobile al turismo. Un piatto ricco, che dovrebbe far superare di slancio i 10 miliardi ipotizzati qualche settimana fa: i soli Comuni potrebbero ottenere almeno 2 dei 3 miliardi che chiedono, altri fondi serviranno alle Regioni che lamentano perdite scoperte fino a 4 miliardi (ne dovrebbero ricevere almeno uno), una dote simile a quella degli enti territoriali servirà al fondo di garanzia, e la lista dei settori che premono per avere nuovi aiuti è lunga. Alla fine il contatore potrebbe avvicinarsi ai 20 miliardi, ma i pallottolieri del Mef sono ancora al lavoro. Nell’elenco presentato dal ministro non compare l’ipotesi del taglio Iva temporaneo, su cui il premier Conte insiste nonostante la freddezza di Gualtieri e di larga parte della maggioranza. Insieme al livello del deficit, il governo aggiornerà anche le stime sul Pil, ma tenendosi lontano dal -12,4% calcolato ieri dall’Fmi in modo troppo «pessimista» secondo il titolare dei conti italiani.

Con l’annuncio ufficiale del nuovo provvedimento, che conferma le ipotesi in circolazione da settimane, Gualtieri prova a spostare l’asse di un confronto con il Parlamento che fatica a decollare sul decreto 34, anche perché con i soli 800 milioni a disposizione per le modifiche non si può fare molto. Complici le polemiche dei giorni scorsi sui «poteri straordinari» affidati dai decreti anticrisi al ministro dell’Economia sulla rimodulazione delle spese, Gualtieri riconosce che l’eccezionalità dell’emergenza ha portato a «una riduzione dell’ordinaria capacità di dialogo con il Parlamento». E soprattutto lancia più di un’offerta di confronto fino a proporre ai deputati di esaminare insieme al governo le possibili articolazioni dei prossimi finanziamenti anticrisi. Ma le aperture del ministro non bastano a stemperare il clima di un’audizione scossa dalle tensioni parlamentari.

Fra le misure da finanziare ci sarà anche il nuovo rinvio dei versamenti fiscali, a cui il ministero dell’Economia lavor a da giorni. Fin qui i decreti di marzo e maggio hanno spostato i versamenti a settembre, quando secondo il calendario attuale dovrebbero riprendere in soluzione unica o in quattro rate mensili fino a dicembre. Il ritmo così serrato era imposto appunto dall’esigenza di non sforare la fine dell’anno per non mettere mano ad altro deficit. Ma com’era prevedibile, dal momento che la misura riguarda chi ha avuto le perdite più severe nella crisi del Coronavirus, un appuntamento del genere rischia di essere insostenibile per molti e un nuovo rinvio si fa inevitabile. In gioco resta anche la richiesta M5S di spostare a settembre anche i versamenti sul 2019 appena rinviati al 20 luglio: mossa che non avrebbe impatto sulla finanza pubblica ma peserebbe sulla cassa.

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