Personale

Sulle indennità «illegittime» tempi di recupero sempre più lunghi

di Gianni Trovati

La distanza fra le grandi strategie delle «riforme strutturali» e il piccolo cabotaggio del giorno per giorno parlamentare è uno dei difetti centrali del nostro processo legislativo, e nel mondo complicato della pubblica amministrazione è particolarmente evidente. Così, nelle stesse ore in cui alla Funzione pubblica prima e a Palazzo Chigi poi si lavorava al testo di una riforma che promette sanzioni «blindate» ai dipendenti infedeli e premi reali agli uffici e al personale più produttivo, in Parlamento veniva licenziata una leggina per andare in senso esattamente contrario; il tutto sotto forma di comma nascosto nel mare magnum del milleproroghe (il comma 15-quater dell'articolo 1, per essere precisi) che bene si presta a operazioni di questo tipo. La normetta, in pratica, allunga di altri cinque anni il tempo in cui Regioni ed enti locali possono recuperare le indennità riconosciute ai loro dipendenti fino al 2012-13, prima di essere bollate come illegittime dalla Ragioneria generale e dalla Corte dei conti. La storia è quella del «salva-Roma», che in realtà guarda parecchio oltre i confini della Capitale ed evita di chiedere la restituzione individuale delle indennità illegittime da parte degli stessi dipendenti che le hanno ricevute. Per non colpire in modo troppo brusco le singole buste paga, beneficiate in passato da indennità riconosciute da contratti integrativi troppo generosi, si era deciso di tagliare sul futuro, togliendo ai fondi che ogni amministrazione destina al finanziamento delle voci accessorie della busta paga una somma corrispondente a quella pagata prima senza rispettare le regole. Il recupero, stabiliva quella regola scritta nel 2014, sarebbe andato avanti per un numero di anni pari a quelli in cui le regole di finanza pubblica erano state ignorate dai contratti integrativi. Ma all'atto pratico nemmeno questo è bastato, perché nei casi più gravi anche questo meccanismo avrebbe messo in crisi le buste paga. In quest'ottica, i cinque anni supplementari concessi generosamente dalla legge di conversione del milleproroghe servono a rendere più gestibile la questione, e promettono di risolvere le situazioni più spinose nella Capitale e non solo. C'è un problema, però: i dipendenti con meno anzianità, che sono arrivati quando le indennità illegittime erano già state cancellate, pagano colpe che non hanno commesso, perché gli obblighi di recupero delle vecchie indennità asciugano anche le risorse per le loro buste paga, e ora continueranno a farlo per cinque anni in più. È una classica storia, nemmeno piccola, di ingiustizie incrociate, di quelle che hanno trasformato troppo spesso la pubblica amministrazione in un ristorante in cui il conto viene presentato a chi non si è seduto al tavolo: alla riforma tocca ora il compito non semplice di rimettere ordine, a patto di far entrare nella realtà quotidiana i principi messi in fila dalle nuove norme.

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