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Dipendenti pubblici, al via quattro tavoli sui nuovi contratti - Ma resta il nodo 80 euro

di Gianni Trovati

Quattro tavoli per fissare le regole su orari e permessi, contratti flessibili, codice disciplinare e ricostruzione delle carriere negli ex comparti che confluiscono nel calderone della Pubblica amministrazione centrale; ma i nodi più intricati si concentrano sulla parte economica, con le richieste sindacali di dedicare al tabellare tutti gli 85 euro medi di aumento promessi dall’accordo del 30 novembre e di sterilizzare l’effetto degli aumenti sul diritto al bonus da 80 euro (altro punto dell’intesa).
Il primo confronto che ieri ha visto al tavolo Aran e sindacati era dedicato al comparto della Pubblica amministrazione centrale, ma ha cominciato ad affrontare temi che vanno ben oltre alle stanze dei ministeri o degli enti pubblici nazionali. E su quello cruciale, relativo agli aumenti, per ora siamo al nulla di fatto.

Doppia incognita sui soldi
Il problema è doppio, e noto (anticipato sul Quotidiano degli enti locali e della Pa del 7 luglio). Gli aumenti da 85 euro previsti dall’accordo di novembre, e ancora da finanziare per circa il 50%, secondo la direttiva della Funzione pubblica andranno distribuiti seguendo «un criterio di tendenziale proporzionalità tra componenti stipendiali, da un lato, e altre voci della retribuzione, dall’altro», mentre secondo i sindacati vanno concentrati tutti sul tabellare in un contesto eccezionale come quello del rinnovo dopo otto anni di congelamento. Per sterilizzare l’incrocio fra aumenti contrattuali e perdita del bonus 80 euro, tema che interessa in particolare chi oggi ha un reddito fra 24mila e 26mila euro, non ci sono soldi aggiuntivi, e la direttiva chiede alle trattative di «suggerire eventuali misure correttive nei limiti delle risorse destinate all'obiettivo di incremento contrattuale». Per intervenire su queste fasce, insomma, altri dovranno rinunciare agli 85 euro di aumenti.

Calendario lungo
La trattativa sul tema si annuncia lunga, e il primo incontro è servito quindi per cominciare ad affrontare anche il ricco capitolo normativo seguito alla riforma del pubblico impiego. Quattro, si diceva, i tavoli, che avranno anche il compito non facile di cominciare ad armonizzare le discipline fra i comparti che fino a ieri sono rimasti separati. Sugli aumenti, invece, solo la manovra d’autunno e l’avvicinarsi delle urne 2018 sapranno dare indicazioni decisive.

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